Papa Francesco: Christus vivit, dare spazio a una “pastorale giovanile popolare”, “dove ci sia posto per ogni tipo di giovani”

Dare spazio a una “pastorale giovanile popolare”, che “ha un altro stile, altri tempi, un altro ritmo, un’altra metodologia”. È la proposta del Papa nella “Christus vivit”. La pastorale giovanile popolare, spiega, “consiste in una pastorale più ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono concretamente i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito Santo ha già seminato tra loro”. “Si tratta prima di tutto di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti”, precisa Francesco entrando ancora di più nel dettaglio: “Dobbiamo limitarci ad accompagnarli e stimolarli, confidando un po’ di più nella fantasia dello Spirito Santo che agisce come vuole”. Per realizzare tale progetto, servono “leader realmente ‘popolari’, non elitari o chiusi in piccoli gruppi di eletti”. Quando parliamo di “popolo”, precisa Francesco, “non si deve intendere le strutture della società o della Chiesa, quanto piuttosto l’insieme di persone che non camminano come individui ma come il tessuto di una comunità di tutti e per tutti, che non può permettere che i più poveri e i più deboli rimangano indietro”. I leader popolari, quindi, “sono coloro che hanno la capacità di coinvolgere tutti, includendo nel cammino giovanile i più poveri, deboli, limitati e feriti. Non provano disagio né sono spaventati dai giovani piagati e crocifissi”. A volte, denuncia il Papa, “per pretendere una pastorale giovanile asettica, pura, caratterizzata da idee astratte, lontana dal mondo e preservata da ogni macchia, riduciamo il Vangelo a una proposta insipida, incomprensibile, lontana, separata dalle culture giovanili e adatta solo ad un’élite giovanile cristiana che si sente diversa, ma che in realtà galleggia in un isolamento senza vita né fecondità”. Invece di “soffocarli con un insieme di regole che danno del cristianesimo un’immagine riduttiva e moralistica”, secondo Francesco “siamo chiamati a investire sulla loro audacia ed educarli ad assumersi le loro responsabilità, certi che anche l’errore, il fallimento e la crisi sono esperienze che possono rafforzare la loro umanità”. “Nel Sinodo si è esortato a costruire una pastorale giovanile capace di creare spazi inclusivi, dove ci sia posto per ogni tipo di giovani e dove si manifesti realmente che siamo una Chiesa con le porte aperte”, ricorda il Papa: “E non è nemmeno necessario che uno accetti completamente tutti gli insegnamenti della Chiesa per poter partecipare ad alcuni dei nostri spazi dedicati ai giovani. Basta un atteggiamento aperto verso tutti quelli che hanno il desiderio e la disponibilità a lasciarsi incontrare dalla verità rivelata da Dio”. “Abbiamo bisogno di una pastorale giovanile popolare che apra le porte e dia spazio a tutti e a ciascuno con i loro dubbi, traumi, problemi e la loro ricerca di identità, con i loro errori, storie, esperienze del peccato e tutte le loro difficoltà”, la tesi di Francesco: “deve esserci spazio anche per tutti quelli che hanno altre visioni della vita, professano altre fedi o si dichiarano estranei all’orizzonte religioso. Tutti i giovani, nessuno escluso, sono nel cuore di Dio e quindi anche nel cuore della Chiesa”. La pastorale giovanile, quando smette di essere elitaria e accetta di essere “popolare”, “è un processo lento, rispettoso, paziente, fiducioso, instancabile, compassionevole”, sottolinea il Papa, soffermandosi sulla necessità dell’accompagnamento degli adulti, emerso con forza anche nel Sinodo, che comporta “la necessità di preparare consacrati e laici, uomini e donne, che siano qualificati per l’accompagnamento dei giovani”. “Alcune giovani donne percepiscono una mancanza di figure di riferimento femminili all’interno della Chiesa, alla quale anch’esse desiderano donare i loro talenti intellettuali e professionali”, rileva Francesco.

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