Messa in coena Domini: mons. Boccardo (Spoleto) ha celebrato con i carcerati e poi in duomo

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha presieduto, ieri, la Messa in coena Domini nella casa di reclusione e nella basilica cattedrale di Spoleto. Alle 16 mons. Boccardo è giunto in carcere, accolto dal vice direttore, dal comandante della Polizia penitenziaria e dal cappellano mons. Eugenio Bartoli. “Bentornato tra noi caro vescovo – ha detto un ergastolano all’inizio della celebrazione -. La sua presenza qui è fondamentale per il nostro spirito e per la nostra vita quotidiana in questo carcere”. Nell’omelia il presidente della Conferenza episcopale umbra ha ricordato come Gesù in questo giorno, dopo aver istituito l’Eucaristia, si sia tolto il vestito della festa e abbia assunto l’atteggiamento del servitore lavando i piedi ai discepoli. “La giustizia degli uomini ha riconosciuto voi, cari fratelli, colpevoli di vari crimini; la giustizia di Dio, però, ha altri tempi, guarda al vostro cuore, si insinua nelle piaghe più intime della vostra storia, dove le formule e il diritto non possono arrivare. Per Dio si è sempre in tempo per pentirsi dal male. Lui vi vuole bene, sa che avete ferito il prossimo, ma va alla ricerca del bene che c’è in ciascuno di voi e lo valorizza. Le vostre storie sono pesanti, ma questa sera Gesù, tramite la mia umile persona, si inginocchia su di voi, vi lava i piedi e vi dona la sua misericordia. Qualcuno di voi può dire: non lo merito. Ma il Signore invece ti dice: non mi interessa, io ti voglio bene così come sei oggi, anche se magari in tanti ti hanno voltato le spalle. Il bene è possibile anche per voi, amici carissimi”. Prima di lasciare il carcere, un ergastolano ha chiesto all’arcivescovo: “Vorrei essere abbracciato”. “Lo faccio con piacere, fratello mio, ma sappi che questo è l’abbraccio di Gesù”, ha risposto mons. Boccardo.
Dopo la Messa nella casa di reclusione, il presule si è recato in duomo per celebrare lo stesso rito. “Vi chiediamo perdono, a voi fratelli e sorelle, se per la nostra mediocrità non siamo segni leggibili del mistero che è in noi; se non sappiamo mostrarvi, se non tanto malamente, il volto di Gesù. Ma voi, fratelli e sorelle, sappiate guardare con l’occhio della fede il Cristo che opera attraverso di noi; sappiate scorgere, fra le pieghe della nostra debolezza, il potere salvifico che egli ci ha partecipato; fra i tanti turbamenti che creano oggi un pauroso vuoto intorno a noi, sappiate riscoprire in pienezza il valore del nostro ministero sacerdotale, sappiate rivedervi il dono più grande e a misura d’uomo del cuore di Dio”, ha affermato mons. Boccardo. Anche in duomo il presule ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a dodici persone: uomini, donne, ragazzi.

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