Incendio a Notre Dame: card. Ravasi, “cattedrale per credenti e non credenti”. “Mi ha colpito che parigini e turisti piangessero”

Una “cattedrale per credenti e non credenti”, “una creatura vivente nella quale anche i non credenti entrano per fare un itinerario di bellezza”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha definito la cattedrale di Notre Dame, devastata ieri da un incendio di vastissime proporzioni. “Il Pontificio Consiglio della Cultura – ha ricordato il cardinale, durante la presentazione del padiglione della Santa Sede all’Expo di Orticultura a Pechino, in sala stampa vaticana – “ha inglobato, al tempo di Benedetto XVI, anche la Pontificia Commissione dei beni culturali, che ha un legame con tutto l’orizzonte di questo immenso patrimonio ecclesiale, che se è anche non è più di proprietà della Chiesa – come nel caso della cattedrale di Notre Dame, che è di proprietà dello Stato francese – rimane sempre una creatura vivente nella quale si celebra liturgia, si fanno incontri di fede, e nella quale anche non crescenti entrano per fare itinerario di bellezza”. “Mi ha colpito il fatto che molti parigini, e anche turisti, ieri piangessero di fronte davanti a questo evento, e questo manifesta che le grandi cattedrali, le grandi basiliche, sono in realtà dei corpi viventi”, ha detto Ravasi offrendo “una testimonianza personale e ottimistica, in questo momento così cupo”. “Gli inizi della cattedrale di Notre Dame risalgono alla notte dei tempi, all’inizio del gotico, nell’XI secolo – ha ricordato il porporato – e poi si continuerà a costruirla fino al 1325. La sua storia è simile a quella di una persona che, attraverso la sua vita, incrocia sofferenze, ferite, a volte sembra anche essere quasi sulla soglia della morte, e continuamente rinasce e rivive. Quella guglia che tutti avete visto crollare, col suo corpo di legno ricoperto di piombo, in realtà così com’e ora è stata costruita nel 1800, e quindi c’è questo continuo vivere attraverso gli interventi architettonici più diversi, tante volte anche attraverso ricostruzioni radicali”. Ravasi ha tracciato un’analogia tra la cattedrale di Notre Dame e la Fabbrica del Duomo a Milano, che “non finisce mai, è interrottamente in azione. La facciata del Duomo di Milano è del 1800”. “Questa continua presenza della fede e dell’arte, che si cerca in tutti i modi di far rivivere, è un segno che non è soltanto religioso”, ha fatto notare il presidente del dicastero pontificio: “All’interno della visione della polis era il cuore pulsante”. “Teniamo presente queste due cattedrali”, l’invito di Ravasi: “Da un lato le torri imponenti, gotiche, della cattedrale di Notre Dame, che per fortuna sono ancora in piedi ed erano visibili in tutta la città che convergeva verso quel punto, e la planimetria della cattedrale di Milano vista dall’alto, come nel disegno di Leonardo Da Vinci ‘a volo d’uccello’, dove il duomo era cuore, il centro della città, da cui si diramavano le radiali”. “Sono legato a Notre Dame come tutti coloro che sono stati a Parigi tante volte”, ha proseguito il cardinale dando la sua testimonianza della cattedrale attraverso il racconto di due episodi: il primo è quello di Paul Claudel, che da ragazzo, entrando agli inizio del Novecento all’interno di Notre Dame nella notte di Natale, mentre si stavano celebrando i vespri, “rimase folgorato”, al punto di arrivare a dire: “Ho avuto la vita attraversata e non sono più riuscito a cambiare strada”. Così, proprio a Notre Dame, “uno dei maggiori poeti del secolo scorso da profondamente anticristiano diventerà cantore della fede, come esperienza di fede e di bellezza insieme”. Le cattedrali, insomma, hanno “una dimensione spirituale, segreta, anche per il non credente”, ha assicurato Ravasi, che ha citato il primo Cortile dei Gentili, organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura come occasione di dialogo tra credenti e non credenti, che si è tenuto proprio a Parigi, nel cortile di Notre Dame, diventata una piazza “piena di giovani”, ai quali tra le altre attività è stato anche proposto di poter sperimentare la preghiera entrando nel duomo oggi devastato dall’incendio. “C’erano due file per entrare, una per i ragazzi credenti e l’altra per i ragazzi non credenti”, ha raccontato Ravasi: “All’inizio era maggiore la fila dei credenti, ma ad un certo momento, passata circa mezz’ora, cominciava il flusso sempre più in crescita dei ragazzi che si dichiaravano non credenti, e che però facevano un percorso all’interno per giungere fino alla croce. Giravano tutti in silenzio, ascoltando i canti e la preghiera animata dalla Comunità di Taizé. Notre Dame è una cattedrale per i credenti e per i non credenti”.

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