Carceri: don Grimaldi (ispettore generale) a vescovi calabresi, “la Chiesa non si lasci imprigionare da mentalità di un mondo senza misericordia”

“Creazione di un Ufficio di Pastorale carceraria nelle diocesi; maggiore coinvolgimento delle comunità parrocchiali; attivare e rendere se possibile idonei locali a volte abbandonati, che possano essere utilizzati per l’accoglienza di detenuti che beneficiano di permessi fuori dal carcere, ma non hanno riferimenti familiari che si rendano disponibili nell’accoglienza; coinvolgere anche seminaristi, futuri sacerdoti, a vivere la loro esperienza pastorale nelle carceri; coinvolgere la Pastorale giovanile nel creare un ponte con tanti giovani che affollano le nostre carceri, come proposto anche durante il recente Sinodo dei vescovi sui giovani”. Sono le proposte che ha avanzato don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, ai vescovi calabresi, a nome dei cappellani della regione, durante una riunione della Conferenza episcopale calabra, a Catanzaro, lo scorso 9 aprile. Il testo dell’intervento è stato inviato oggi al Sir.
“I cappellani, lo scorso 29 gennaio, hanno indirizzato alla vostra attenzione un messaggio accorato per chiedere un maggiore aiuto, affinché la pastorale penitenziaria, che si vive giornalmente negli istituti di pena, non sia nascosta e coinvolga il più possibile l’intera comunità civile e religiosa – ha detto don Grimaldi, rivolgendosi ai presuli -. È vero: i problemi delle diocesi sono molti e il carico di responsabilità per voi pastori è molto impegnativo. Ma nel carcere la Chiesa, come Madre, vuole riconciliare l’uomo con Dio e la nostra presenza tra le sbarre è un’opportunità ed è una grande sfida pastorale”. Infatti, “all’interno dei nostri penitenziari, la stragrande maggioranza dei ristretti è composta da povera gente, di uomini e donne che non sanno come difendersi, di persone abbandonate dalle loro famiglie e scartati dalla società”. Di qui l’impegno a rendere anche il carcere “una comunità in ‘uscita’”.
“La nostra società – ha ricordato l’ispettore generale – è come un disco rigido che archivia, soppesa, scarta ed emargina coloro che si sono macchiati di reati penali, decretando in anticipo una sentenza di condanna senza ritorno, mentre la Chiesa è chiamata a non lasciarsi imprigionare dalla mentalità di un mondo senza misericordia che condanna senza appello”. In diverse regioni sì è iniziato a programmare la “Giornata regionale della misericordia” per “lanciare un messaggio al di là delle mura di separazione, che coinvolga tutti gli uomini di buona volontà”. Il mio personale augurio è che anche in Calabria si possa realizzare questo importante momento”, ha concluso.

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