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(da Castel Maggiore) “Il modo di lavorare insieme, giovani e anziani, è un cammino fatto con un metodo. Questo metodo è il discernimento. Per il documento finale del Sinodo, il discernimento è il processo con cui si prendono decisioni importanti ma anche, come credenti, il senso più profondo, la disponibilità ad ascoltare per riconoscere e accogliere la volontà di Dio nel concreto delle nostre situazioni. È entrare nella vita. Richiede di metterci la testa ma anche l’affettività e le relazioni”. Lo ha detto padre Giacomo Costa, gesuita, segretario speciale Sinodo dei vescovi 2018, nell’ambito dell’incontro organizzato oggi dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII al Villaggio “Don Oreste Benzi” in provincia e diocesi di Bologna. Padre Costa, rispondendo a due domande dei giovani presenti, ha tenuto una relazione dal titolo “Interpretare, ovvero accompagnare e discernere” in cui ha toccato diversi aspetti della vita. “Quello che viviamo con lo sguardo della fede è il punto di partenza per fare discernimento. E poi è necessario prendere coscienza dell’azione del Signore dentro di noi. Dobbiamo imparare a prenderci ‘gusto’. Cioè ad essere al posto giusto, al momento giusto, magari anche facendo fatica. E lottare perché nessuno sia escluso da questa gioia”.
Oggi i giovani “sono nativi precari – ha concluso p. Costa – perché immersi in una storia dove c’è precarietà (del lavoro dei loro genitori, delle relazioni dei loro genitori). Dove le traiettorie di vita sono molto diverse da quelle che erano una volta, si fanno esperienze ma non c’è un cammino continuo. Non c’è nemmeno nelle pastorali giovanili delle nostre parrocchie”.