Carità: mons. Nosiglia (Torino), “non è optional o lavoro per addetti, ma debito-dovere di ogni cristiano”

“La formazione alla carità, l’animazione della comunità e il coordinamento, che sono tra i compiti principali della Caritas, restano, a volte, in ombra e rischiano di perpetuare un’idea di carità-elemosina, che lascia il carico poi dell’azione concreta ai volontari”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nel suo intervento alla 30ª Giornata della Caritas diocesana, in corso al teatro grande di Valdocco. “Preoccupa che a portare avanti gli impegni caritativi in molte parrocchie siano poche persone, che, da anni e anni, si impegnano con una dedizione veramente ammirevole, supplendo alla carenza dei giovani e delle famiglie”, ha segnalato il presule. Secondo mons. Nosiglia, “manca, o non è ancora penetrata nella mentalità e nel costume di vita della comunità, la convinzione che “la carità non è un optional o un lavoro per addetti, ma un debito-dovere di ogni cristiano sul quale saremo giudicati e dal quale soltanto possiamo trarre motivo di credito davanti a Dio”. L’arcivescovo ha indicato, dunque, che bisogna “educare il popolo di Dio ad assumere in questo ambito una più decisa responsabilità collettiva, superando la delega”. La sua convinzione è che “molto possano fare le unità pastorali” per “sviluppare un’opera di formazione, di coordinamento e di animazione, necessaria a sostenere le comunità e i vari gruppi che ispirano la loro azione al Vangelo, e per ottimizzare le risorse, mirando alle povertà più urgenti e bisognose di aiuto sul territorio e ricercando altresì quelle sinergie e raccordi necessari con i Servizi sociali dei comuni, con le Asl e con ogni altro organismo civile interessato”.

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