Politica: Felice (Univ. Molise), “riferimento alla persona” è antidoto a “populismo”

“Il riferimento alla persona può porre un limite all’assolutizzazione del potere”. Lo ha detto Flavio Felice, professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università del Molise e direttore del Centro Studi Tocqueville-Acton, presentando questa sera al Centro Asus di Roma il volume di Attilio Danese, professore ordinario di Sociologia e Filosofia politica all’Università di Teramo, dal titolo: “All’ombra del Principe. La politica dalle origini a Machiavelli. Problemi attuali e prospettive”, in libreria per i tipi di  Rubbettino. In politica, Machiavelli è “lo spartiacque tra il mondo politico e il mondo moderno”, ha fatto notare il relatore, esortando a distinguere tra Machiavelli e “il machiavellismo”,  come “processo di assolutizzazione della politica”, per scongiurare il quale “occorre abbandonare la nozione di assolutezza e assumere quella di limite”. Nella seconda parte dell’opera, in cui si rilegge l’attualità partendo dalla lezione del passato, l’autore affronta anche la questione del populismo, termine dalle molte possibili accezioni, sostituito nel libro dal termine “popolocrazia”. “Generalmente il termine populismo nasconde l’idea di un popolo massificato che assomiglia ad un gregge, e nel quale si viene a creare un rapporto identitario tra il popolo e il leader”, ha spiegato Felice: “Il popolo si identifica così tanto nel leader che non lo controlla più, e anzi chiede al leader di guidarlo”. Molto diverso è invece il popolarismo di Sturzo, all’interno del quale “il popolo non ha la forza del pastore del gregge, ma ha la forza che si dà da solo a partire dai corpi intermedi, da tutto ciò che è società civile”. L’azione del popolo, nell’accezione del prete di Caltagirone, “è tesa non a giustificare, ma a controllare chi ci governa, perchè governi meglio”, ha precisato Felice.

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