Papa in Campidoglio: Roma “polo d’attrazione e cerniera”, che “ha saputo accogliere e integrare”. “Qui è nata la provvida distinzione” tra potere civile e potere spirituale

“Cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale”. È la definizione di Roma, nelle parole di Papa Francesco, che per la prima volta è salito al Campidoglio, quarto Pontefice – dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – a seguire questa consuetudine. “Grazie alla forza delle parole evangeliche, si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa, che meglio si conforma alla dignità della persona umana e le offre spazi di libertà e di partecipazione”, ha detto il Papa tornando su un tema caro anche ai suoi predecessori. “Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia, ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alle più varie categorie sociali ed economiche, senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità”, il riferimento alla plurimillenaria storia capitolina, inteso come monito anche per l’oggi: “Piuttosto ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell’humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma – nel reciproco dialogo – a nuove identità”. “Questa Città ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti Paesi del mondo”, ha proseguito Francesco: “È diventata polo d’attrazione e cerniera”. “Da tempo desideravo venire in Campidoglio per incontrarvi e portarvi di persona il mio ringraziamento per la collaborazione prestata dalle Autorità cittadine a quelle della Santa Sede in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, così come per la celebrazione di altri eventi ecclesiali”, l’esordio del suo discorso agli amministratori capitolini: “Essi, infatti, per il loro ordinato svolgimento e la loro buona riuscita hanno bisogno della disponibilità e dell’opera qualificata di voi, amministratori di questa Città, testimone di una storia plurimillenaria e che, accogliendo il cristianesimo, è divenuta nel corso dei secoli il centro del cattolicesimo”.
“Roma è la patria di una originale concezione del diritto, modellata sulla sapienza pratica del suo popolo e attraverso la quale ha irraggiato il mondo con i suoi principi e le sue istituzioni”, ha ricordato il Papa: “È la Città che ha riconosciuto il valore e la bellezza della filosofia, dell’arte e in genere della cultura prodotta dall’Ellade antica e l’ha accolta e integrata al punto che la civiltà che ne è scaturita è stata giustamente definita greco-romana. Al tempo stesso, per una coincidenza che è difficile non chiamare disegno, qui hanno coronato col martirio la loro missione i santi Apostoli Pietro e Paolo, e il loro sangue, unito a quello di tanti altri testimoni, si è trasformato in seme di nuove generazioni di cristiani. Essi hanno contribuito a dare all’Urbe un nuovo volto, che, pur nel groviglio delle alterne vicissitudini storiche, con i loro drammi, luci e ombre, risplende ancora oggi per la ricchezza dei monumenti, delle opere d’arte, delle chiese e dei palazzi, il tutto disposto in maniera inimitabile sui sette colli, dei quali questo è il primo”.

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