Missionari martiri: mons. Spreafico (Frosinone), “di fronte alla violenza hanno continuato a voler bene soprattutto ai poveri”

I missionari martiri non sono stati “inimitabili eroi. Neppure Gesù lo fu. Provò anch’egli tristezza e angoscia” nel Getsemani. Lo ha affermato mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, che ha presieduto ieri sera una veglia di preghiera in vista della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. E ha aggiunto: “Erano come noi, ma non cedettero alla violenza, scelsero di continuare a voler bene”, soprattutto ai poveri. Ai partecipanti alla celebrazione, promossa da équipe di pastorale giovanile e Centro missionario diocesano, il vescovo di Frosinone ha ricordato le “49 persone uccise da uomo nelle due moschee della Nuova Zelanda o quegli 8 studenti sterminati da 2 giovani in una scuola in Brasile” e li ha invitati a dissociarsi dalla “violenza di parole, di gesti, violenza sui social, condivisa a volte con tanta facilità e stupidità” nella vita quotidiana, “in nome di coloro che hanno dato la vita rifiutando la violenza e che oggi noi ricordiamo”. Citando sant’Oscar Romero, mons. Spreafico ha affermato che l’unica violenza da operare è quella per reprimere “in se stessi i germi di orgoglio, avarizia, avidità, superbia” e far nascere “un uomo nuovo, l’unico che possa costruire una civiltà dell’amore”. E ancora: “È molto facile uccidere, soprattutto quando si hanno armi, però quanto è difficile lasciarsi uccidere per amore”. “Romero fu davvero ucciso per l’amore a Gesù e ai suoi amici poveri” ha concluso mons. Spreafico.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy