Profughi Siria: card. Raï, “il Libano sta pagando forte questa presenza, rientrino nel Paese”

(da Beirut) “Purtroppo l’Unione europea non vuole, secondo le dichiarazioni ufficiali, separare la situazione politica in Siria dal ritorno dei profughi. Questo ci danneggia molto. Questo vuol dire: ‘profughi siriani rimanete in Libano’. Ci sono motivi politici per cui la comunità internazionale e l’Unione europea non voglio separare le due questioni”. Lo ha detto il card. Béchara Raï, patriarca maronita libanese, a proposito della presenza dei profughi siriani in Libano, durante un incontro, ieri sera, con un gruppo di giornalisti italiani, organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi. “Questa posizione internazionale li incoraggia a rimanere a discapito del Libano – ha spiegato il porporato -. Un terzo della popolazione libanese vive sotto la soglia della povertà e il 40 per cento è disoccupato. Come fa a ospitare un milione e mezzo di profughi? Gli alunni siriani nelle scuole statali sono 400mila, mentre quelli libanesi sono 300mila. Lo Stato deve fornire loro libri e insegnanti a discapito dei libanesi”. Per il cardinale, il prolungarsi della presenza dei profughi siriani in Libano “è un grave danno economico, sociale, demografico, politico e di sicurezza”. “Perché – ha segnalato – nelle prigioni il 30 per cento sono siriani”. Da Raï l’invito ai “cari profughi siriani” a “rientrare” nelle zone sicure, perché “hanno un Paese, una nazione, una civiltà e una cultura”. “Altrimenti ci saranno due guerre: una che distrugge le pietre e una che distrugge l’identità e la cultura”. “Il Libano sta pagando forte questa presenza – ha aggiunto il cardinale -. Ormai non possiamo più. Sollecitiamo la Comunità internazionale a separare la soluzione politica in Siria dal ritorno dei profughi. La priorità è il loro ritorno e poi cercare la soluzione politica”. Ricordando che i profughi siriani sono “musulmani sunniti”, il timore del cardinale è che possano “diventare preda per i terroristi”, viste le loro condizioni di vita povere. Altro rischio indicato dal porporato è che cambi l’equilibrio numerico tra cristiani e musulmani. “Se tra qualche anno vengono a chiedere la cittadinanza e l’avranno, addio a eguaglianza demografica tra cristiani e musulmani, addio a Libano pluralistico e democratico, perché sarà condannato a essere come gli altri Paesi musulmani del Medioriente”.

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