Lavoro: Istat, per il 28,3% degli italiani è giusto in alcuni casi farsi raccomandare

Rispetto alla ricerca del lavoro, in Italia è particolarmente rilevante la quota di persone di over 14 che ritengono giusto in alcuni casi farsi raccomandare (28,3%). La giustificazione più diffusa è la mancanza di alternative per ottenere un posto di lavoro (19,6%) mentre l’8,7% lo valuta un comportamento ammissibile se lo si merita. È quanto emerge dal report su “Senso civico: atteggiamenti e comportamenti dei cittadini nella vita quotidiana” diffuso oggi dall’Istat.
Dal punto di vista territoriale, la pratica clientelare nella ricerca del lavoro è leggermente più accettata al Nord che al Sud e nelle Isole: la differenza è riconducibile soprattutto alle quote più elevate di coloro che ritengono ammissibile la raccomandazione in presenza di merito (10,1% contro circa il 7%). La distanza territoriale è ancora meno evidente per chi ammette la raccomandazione come estrema ratio (se non c’è altro modo, 19-20%). La raccomandazione è valutata con maggiore indulgenza tra i 18 e i 34 anni, una fascia di età in cui generalmente ci si affaccia nel mondo del lavoro; tra questi il 63% circa approva la pratica clientelare; più intransigenti giovanissimi (68%) e anziani (74%).
Tra i giovani, la minore intransigenza si associa a sentimenti di rassegnazione o a ragioni di merito: il 22,6% dei 18-24enni ritiene che sia giusto ricorrere alle raccomandazioni se non c’è altro modo per avere un lavoro e il 12% circa quando si è convinti di meritarlo (16,5% e 6,8% tra i più anziani). Quote più elevate di persone che considerano giusto farsi raccomandare per ottenere un posto di lavoro si rilevano poi tra i disoccupati (34,9%).
Tra i comportamenti esaminati dall’Istat anche il copiare a scuola. Quasi il 70% degli over 14 lo giudica un atto molto grave o abbastanza grave. Il giudizio di gravità è largamente condiviso sul territorio. Copiare a scuola è ritenuto soprattutto un danno a scapito di chi copia (34% circa) e in generale un comportamento che danneggia tutti, perché contro le regole (29% circa). Appena l’8% circa ritiene che si tratta di un comportamento che lede il ruolo istituzionale dell’insegnante. Poco più di una persona su dieci, invece, pensa che il copiare a scuola non danneggi alcuno, ritenendolo un comportamento ammissibile.

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