Ail: Amadori (presidente), “il bene non solo fa bene a chi lo fa ma è anche contagioso, vive di effetti moltiplicatori”

“Oggi la ricerca scientifica permette sempre più frequentemente a un paziente di tornare a una vita il più possibile normale. La cura e le iniziative che l’associazione realizza, anno dopo anno, sono possibili grazie allo sforzo, alla passione e al patrimonio più importante che abbiamo: uomini e donne – oltre 20mila – di ogni età, che si prendono cura concretamente dei bisogni dei malati, che aiutano a sorridere, che leniscono le fatiche, che aprono sguardi di speranza”. Lo ha detto stamani il presidente dell’Ail, Sergio Amadori, nel suo saluto a Papa Francesco, durante l’udienza nell’Aula Paolo VI, cui partecipano alcuni tra volontari, malati con i propri familiari, medici e ricercatori, nel 50° anniversario della fondazione. “Dal 1969 abbiamo fatto una strada lunga, a tratti faticosa, cercando di alimentare sempre alcuni nostri principi: il dono, l’impegno solidale concreto, la gratuità e, soprattutto, l’esercizio della cura”, ha affermato. Nelle parole di Amadori i numeri dell’associazione, “realtà ampiamente diffusa sul territorio nazionale”: 81 sezioni presenti in 20 Regioni, 116 Centri di ematologia, 188 Progetti di ricerca e, naturalmente, migliaia e migliaia di volontari. “Grazie alla generosità di molti abbiamo potuto realizzare Case alloggio presenti in 35 provincie che ospitano 3.500 persone ogni anno, con 42 servizi di Cure domiciliari. E poi scuole e spazi per giochi realizzati negli ospedali per i piccoli pazienti onco-ematologici. E, ancora, quasi 3mila famiglie aiutate economicamente e con i servizi socio-assistenziali, e 45mila prestazioni sanitarie a domicilio”. Numeri per “dire come il bene non solo fa bene a chi lo fa ma è anche contagioso, vive di effetti moltiplicatori”. “Sono lontani per fortuna i tempi in cui avere un tumore del sangue significava non avere un futuro”.

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