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Parlamento Ue: audizione Ong che operano nel Mediterraneo. “Ingiustamente criminalizzati”

(Bruxelles) Sea Watch, Solidarity at Sea, Sea Eye, Seebrücke Germania, Open Arms, Médecins sans Frontières e Migrant Offshore Aid Station: sono le Ong che lo scorso anno erano state designate per il premio Sacharov in relazione alla loro attività di salvataggio nel Mediterraneo, ma a cui ora è impedito di operare. In un incontro avvenuto a Bruxelles tra i membri di queste associazioni e gli eurodeputati delle commissioni per le libertà civili e giustizia e affari interni e la commissione per i diritti umani, si è discusso “del quadro giuridico delle operazioni di ricerca e soccorso, nonché delle sfide affrontate dalle persone che lavorano sul campo”. A renderlo noto è un comunicato dello stesso Parlamento. Da parte dei rappresentanti delle Ong è stato evidenziato il rammarico perché “le loro attività sono state ingiustamente criminalizzate” e perché “i media e le autorità stiano concentrando la loro attenzione ora sulle Ong e non sulla crisi umanitaria che si sta verificando nel Mediterraneo”. Due i punti fermi: come previsto dalla legge marittima internazionale, “le persone salvate in mare devono essere immediatamente trasportate in un porto di sicurezza”; “la guardia costiera libica non conduca operazioni di ricerca e soccorso”. Nell’incontro anche la testimonianza di un giovane fuggito dall’Eritrea, dove “voleva essere giornalista per raccontare la verità” e di Karin Schmidt membro della Juventa, che “rischia fino a 20 anni di reclusione per aver salvato persone”.

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