Giovani: fratel Semeraro, “la disaffezione alla preghiera è colpa di noi adulti”

“Nei giovani c’è una disaffezione alla preghiera dovuta alla mancanza di iniziazione ad essa” da parte di noi adulti. Ne è convinto fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino, che in un’intervista al Sir analizza il rapporto tra i giovani e la preghiera, a partire da una delle pratiche tradizionali della Quaresima. “Con i giovani, a volte, privilegiamo la pratica sacramentale e non trasmettiamo la sensibilità alla trascendenza”, l’analisi di Semeraro: “Così facendo abbiamo lasciato un vuoto, e i giovani hanno finito per lasciare i sacramenti, perché non li raggiungono, o hanno abbandonato la Chiesa affidandosi ad altre realtà. I giovani, invece, manifestano un grande desiderio di preghiera, ma non in modo tradizionale: molti di loro vivono esperienze di preghiera molto forti e significative, basti pensare al flusso che registrano gli incontri di Taizé. Mentre le parrocchie si svuotano della presenza giovanile, ci sono altri giovani che frequentano i monasteri, non solo cattolici, anche buddisti o zen. C’è, infine, una parte di giovani che coltiva una vita spirituale intensa, e questo è un segno di speranza”.  “I giovani sono continuamente collegati con l’esterno”, fa notare il monaco a proposito della difficoltà, per le nuove generazioni, del “faccia a faccia” con la propria coscienza, primo passo della preghiera: “Vivono ‘raccontandosi’ continuamente, si mandano messaggi, ma non sono abitati a ‘sentire’ profondamente. Sono continuamente bombardati da qualcosa che proviene da fuori: è come se non avessero tempo per metabolizzare la loro vita interiore”.

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