Pastorale sociale: questionario direttori diocesani, lavorare “per progetti” invece che “per uffici”

(da Treviso) Passare dalle iniziative del singolo ufficio di pastorale a progetti capaci di mettere insieme vari uffici, andando incontro alla realtà e alle persone, evitando il rischio di cadere nell’autoreferenzialità. Questa l’esigenza espressa dai relatori che finora si sono avvicendati al 4° Seminario nazionale di Pastorale sociale, intitolato “Cercare un nuovo inizio, per una pastorale sociale capace di futuro: lavoro, giovani, sostenibilità”, rivolto in particolare ai direttori degli Uffici di Pastorale sociale e alle associazioni interessate, che si è aperto ieri a Treviso, all’hotel Maggior Consiglio.
Il nuovo stile pastorale, ispirato dall’ecologia integrale della Laudato Si’ e dalla “Chiesa in uscita” dell’Evangelii Gaudium, si sta pian piano facendo strada, secondo quanto è emerso da un questionario al quale hanno risposto 66 direttori di Uffici diocesani di Pastorale sociale.
Il questionario è stato elaborato e presentato oggi al convegno da Ettore Rossi, direttore della Pastorale sociale di Benevento, e da Daniela Ropelato, dell’Istituto universitario Sofia.
Il questionario mette in mostra una situazione “in divenire”. In trenta casi “si lavora per progetti”, in 25 “si lavora per uffici”, in 11 casi in parte in un modo e in parte nell’altro.
A livello di collaborazione tra Uffici di Pastorale sociale e altri organismi pastorali prevale la Caritas (50 casi), seguita dalla Pastorale giovanile (42) e dalla Pastorale familiare (15). Collaborazioni sono state avviate anche con Migrantes e con Uffici di Comunicazione sociale (9 casi), Scuola (8), Ecumenismo (7) e Pastorale universitaria (4).
I progetti comuni riguardano in prevalenza i temi del lavoro (41), della giustizia, pace e salvaguardia del creato (26), della formazione all’impegno sociale e politico (23), delle migrazioni (12), spopolamento e sviluppo territoriale (9) e dei nuovi stili di vita (8).
Punti di forza del lavorare insieme sono “le possibilità di orientarsi verso obiettivi condivisi, esprimendo una visione comune, di realizzare sinergie e un cammino sinodale”. Non mancano le fatiche, soprattutto “la difficoltà a gestire la complessità, l’inevitabile maggiore lentezza nella presa delle decisioni e la paura di perdere la propria identità, il rischio di una progettazione pastorale astratta e fine a se stessa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa

Informativa sulla Privacy