“Romano Guardini scriveva che la malinconia è l’inquietudine dell’uomo che avverte la vicinanza dell’infinito. Papa Francesco è un uomo malinconico, proprio nel senso intuito da Guardini”. Lo scrive il direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, nell’editoriale del numero in uscita oggi. Guardando alla figura di Matteo Ricci, il gesuita missionario in Cina alla fine del Cinquecento, Monda intravvede diverse somiglianze con Jorge Mario Bergoglio. Entrambi gesuiti, sottolinea il direttore dell’Osservatore romano, sono stati capaci di dialogare e incontrare culture diverse dalla loro, dotate di antichissima saggezza. “È l’immaginazione – afferma Monda – il punto di incontro tra questi due figli di Ignazio divisi da quattro secoli di distanza, è da lì che scaturisce il medesimo carattere malinconico”. Una malinconia “buona”, che è propria degli spiriti geniali che immaginano un mondo diverso. “La malinconia moderna, buona, di Ricci – scrive Monda nel suo editoriale – è la stessa malinconia di Papa Francesco, che è sospinto dall’animo malinconico al tenace esercizio della speranza. Ci sono dunque due forme di malinconia, tra le quali è necessario fare discernimento; la malinconia buona è quella immaginativa e non depressiva, che porterebbe all’indolenza. Infine poi c’è proprio la malinconia del missionario e questo vale ovviamente per Ricci ma anche per Bergoglio che fa della missione il cuore della vita della Chiesa; lui che è stato chiamato ‘alla fine del mondo’, conosce l’inquieta condizione del vivere costantemente sul crinale di una frontiera, alla periferia del mondo”. “Forse è questo aspetto di ‘confine vivente’ – conclude Monda – a dire una profonda verità dell’uomo che da sei anni guida il popolo dei cattolici, un aspetto che ancora sfugge a noi uomini dell’Europa, del ‘centro’, non abituati a un Papa malinconico. Anche per questo pensiamo che sia solo ‘eccentrico’”.