Papa negli Emirati Arabi Uniti: messa nello Zayed Sports City, “polifonia della fede è testimonianza che date a tutti”

“Siete un coro che comprende una varietà di nazioni, lingue e riti; una diversità che lo Spirito Santo ama e vuole sempre più armonizzare, per farne una sinfonia. Questa gioiosa polifonia della fede è una testimonianza che date a tutti e che edifica la Chiesa”. È l’omaggio del Papa ai cattolici degli Emirati Arabi Uniti, circa un milione di persone, in gran parte filippini e asiatici, che rappresentano il 10% della popolazione. “Si dice che tra il Vangelo scritto e quello vissuto ci sia la stessa differenza che esiste tra la musica scritta e quella suonata”, ha detto Francesco nell’omelia dello Messa nello Zayed Sports City (Abu Dhabi), iniziata con un giro in papamobile tra i 135mila fedeli che affollano l’interno e l’esterno dell’area intorno allo stadio: “Voi qui conoscete la melodia del Vangelo e vivete l’entusiasmo del suo ritmo”. “Mi ha colpito quanto mons. Hinder disse una volta e cioè che non solo egli si sente vostro Pastore, ma che voi, con il vostro esempio, siete spesso pastori per lui”, ha rivelato il Papa. “Vivere da beati e seguire la via di Gesù non significa tuttavia stare sempre allegri”, ha proseguito: “Chi è afflitto, chi patisce ingiustizie, chi si prodiga per essere operatore di pace sa che cosa significa soffrire”. “Per voi non è certo facile vivere lontani da casa e sentire magari, oltre alla mancanza degli affetti più cari, l’incertezza del futuro”, le parole rivolte al popolo degli Emirati Arabi, composto in gran parte da migranti: “Ma il Signore è fedele e non abbandona i suoi”. A questo proposito, Francesco ha citato un episodio della vita di sant’Antonio abate,” il grande iniziatore del monachesimo nel deserto”: “Per il Signore aveva lasciato tutto e si trovava nel deserto. Lì, per vario tempo fu immerso in un’aspra lotta spirituale che non gli dava tregua, assalito da dubbi e oscurità, e pure dalla tentazione di cedere alla nostalgia e ai rimpianti per la vita passata. Poi il Signore lo consolò dopo tanto tormento e sant’Antonio gli chiese: ‘Dov’eri? Perché non sei apparso prima per liberarmi dalle sofferenze?’. Allora percepì distintamente la risposta di Gesù: ‘Io ero qui, Antonio’”. “Il Signore è vicino”, ha assicurato il Papa: “Può succedere, di fronte a una prova o ad un periodo difficile, di pensare di essere soli, anche dopo tanto tempo passato col Signore. Ma in quei momenti Egli, anche se non interviene subito, ci cammina a fianco e, se continuiamo ad andare avanti, aprirà una via nuova. Perché il Signore è specialista nel fare cose nuove, sa aprire vie anche nel deserto”.

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