Padre Pedro Arrupe: card. De Donatis, promosse incontro con non credenti, dialogo ecumenico e interreligioso, Jesuit Refugee Service. “Diventi modello di santità per tutti”

Creazione di “spazi per il rapporto con i non credenti”, promozione del dialogo ecumenico e interreligioso, impegno per la riconciliazione fra i popoli, anche attraverso la collaborazione con le comunità di Taizé in Francia e di Sant’Egidio in Italia, e per l’inculturazione della fede. A ripercorrere la vita di padre Pedro Arrupe, presiedendo la sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del servo di Dio, è il cardinale vicario Angelo De Donatis, questo pomeriggio nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel 1980, ricorda, Arrupe “è stato all’origine” del “Servizio dei gesuiti per i rifugiati”, rivelatasi “l’opera a favore della giustizia — personale e strutturale — con maggiori conseguenze a carattere universale”. La sua fama di santità, prosegue il cardinale vicario, “si è diffusa e continua a diffondersi ogni giorno più dopo la sua morte”. Per questo p. Arrupe “ha una moltitudine di devoti non solo a Roma, dove è mancato, ma anche in altri Paesi” e molti gesuiti e non gesuiti “si alimentano spiritualmente dei suoi scritti”. Una ventina di lettere postulatorie, chieste e ricevute da tutto il mondo, testificano questa reputazione. “Un esempio della sua memoria, eredità e continuazione della sua fama di santità” sono le diverse centinaia di comunità, case, opere apostoliche e programmi in tutto il mondo che portano il suo nome. Di qui l’augurio conclusivo di De Donatis: “Aprendo oggi la fase diocesana del suo processo di beatificazione e canonizzazione, ci auspichiamo che al termine dell’iter canonico possa divenire un modello di santità, approvato dalla Chiesa, per tutti i fedeli cristiani”.

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