Università Cattolica: mons. Castellucci (Modena-Nonantola), “uno stile che promuova più che condannare, che incoraggi più che polemizzare”

“Testimoniare la bellezza dell’incontro con Dio ai giovani e insieme ai giovani significa assumere uno stile che promuove più che condannare, che incoraggi più che polemizzare. Significa gettare meno lacci per difenderci dalle sirene e comporre più melodie per incantarle”. Lo ha detto questa mattina mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi della Cei, nella prolusione che ha pronunciato per l’inaugurazione dei corsi di Teologia all’Università Cattolica di Milano. “L’esperienza cristiana – ha sottolineato mons. Castellucci – può ancora interessare i giovani quando, sulle regole e sulle idee, risplende il primato dell’incontro con Cristo vivo”. Riflettendo su “I giovani e la bellezza dell’incontro con Dio tra inquietudine e nostalgia”, l’arcivescovo di Modena-Nonantola ha “denunciato l’imbarbarimento della comunicazione negli ultimi anni”. “Il dibattito pubblico ai diversi livelli risulta segnato dallo scontro, proprio l’inverso dell’incontro. Lo scontro sociale, politico, religioso tiene il posto dello scontro militare. È vero che da oltre settant’anni viviamo nel nostro Paese un’epoca di pace: non volano bombe, non si scavano trincee, non si costruiscono barricate, non girano carri armati per le strade, non suonano gli allarmi. Mai abbastanza saremo grati per questo. Ma è anche vero che troppe volte le parole volano come bombe, si scavano trincee e si ergono barricate per difendersi dall’altro, girano per le strade giudizi e pregiudizi corazzati come carri armati e suonano gli allarmi di un nuovo populismo, aggressivo e demagogico”. Parlando dei social media, “pure utilissimi e anzi indispensabili”, mons. Castellucci ha sottolineato che “rischiano di favorire la creazione di gruppi chiusi, autoreferenziali, che altro non sono se non l’espansione di se stessi e l’espulsione dell’altro, di chi pensa diversamente e viene buttato fuori dal gruppo”.

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