Migranti: p. Albanese, deficit di informazione e conoscenza acuisce il pregiudizio

“Sulla carta, l’informazione oggi è la prima forma di solidarietà, ma alla prova dei fatti è l’esatto contrario”. Lo ha sottolineato padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione”, evidenziando che “si sa poco e niente di ciò che avviene nei Paesi di provenienza dei flussi migratori”. “Il deficit di conoscenza acuisce il pregiudizio”, ha denunciato padre Albenese che oggi è intervenuto al Convegno “Operatori dell’accoglienza”, organizzato dal Tavolo Migrazioni per fare il punto sui risultati della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”, a due anni dal suo lancio. Non bisogna “essere mercenari della parola”, mentre invece “spesso assecondiamo il diktat dell’interesse”. “Ci sono legioni di cronisti che vanno sulle coste del nostro Paese per documentare gli sbarchi e poi si ignora cosa avviene in Paesi come l’Eritrea, il Sudan meridionale, il Congo”, ha osservato il direttore di “Popoli e Missione” per il quale “se è vero che l’informazione ‘mainstream’ lascia a desiderare, è altrettanto vero che come mondo cattolico potremmo fare di più”. Del resto, ha aggiunto, “l’informazione afferma una dimensione comunionale che non può essere ignorata”. “Come cristiani – ha concluso – dobbiamo riappropriarci delle nostre radici e contrastare la logica dominante per cui a dettare le regole del gioco è sempre il denaro, che è diventato il generatore simbolico di tutti i valori”.

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