Robotica: Cingolani (IIT), “discutere senza pregiudizi su rapporto umani-tecnologia”. “Homo sapiens 2.0 per futuro sostenibile”

“Spesso le persone pensano cose catastrofiche sull’intelligenza artificiale. Non sono un filosofo né un uomo di chiesa, ma dobbiamo discutere di queste cose senza avere pregiudizi. Non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale ma dobbiamo affrontare seriamente la questione del rapporto tra umani e tecnologia”. A sostenerlo è Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT), intervenendo al workshop “Robo Ethics. Humans, machines and health” in corso questo pomeriggio e domani in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo) per iniziativa della Pontificia Accademia per la vita (Pav). Parlando alla prima sessione dei lavori, dedicata allo stato dell’arte della ricerca e dello sviluppo della robotica, Cingolani illustra alcuni progetti e realizzazione dell’IIT e precisa: “Non vogliamo dare forma umana ai nostri robot, vogliamo che rimangano degli artefatti”. “Abbiamo bisogno di regole per il Cloud – prosegue – ma è irrealistico dire che il robot possa venire qui e ucciderci tutti perché il robot è stupido. Tuttavia dobbiamo tenere conto che le nostre azioni hanno delle conseguenze. Come mai l’oceano è pieno di plastica nonostante sapiamo che si tratta di un materiale non biodegradabile? Questo ci dimostra che a volte gli umani sono più stupidi dei robot”.
Per Cingolani “dobbiamo studiare la realtà dell’AI e non farci trovare impreparati sull’impatto che ha su ogni settore della nostra vita. La sfida principale per le strategie industriali nei prossimi cinque anni è riqualificare i lavoratori che altrimenti non potranno restare sul mercato del lavoro. Il problema – assicura – è la scarsa comprensione dei cambiamenti: sì a produrre tecnologie ma sì anche alla valutazione del rischio”. “Abbiamo bisogno – insiste – di una società che voglia continuare ad apprendere, questa è una delle sfide culturali più importanti della nostra epoca”. Per lo scienziato, “la sfida delle AI è ridurre le disuguaglianze e aumentare il benessere delle persone. I robot possono essere impiegati per ridurre l’impronta energetica, possono sostituire gli umani in lavori usuranti ma la sostenibilità globale deve essere l’indicatore di ogni crescita, anche locale, quello che io chiamo crescita Homo sapiens 2.0”. “Non costruiamo giocattoli – conclude – ma strumenti per dare un futuro migliore ai nostri figli”.

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