Lavoro: nel triennio 2014-2016 il disallineamento formativo ha interessato più della metà (53,5%) delle assunzioni nelle imprese italiane

“Nel periodo tra il terzo trimestre 2016 e il terzo trimestre 2018 le imprese sempre presenti (oltre un milione di unità con un’occupazione pari a 10,1 milioni di posizioni lavorative) hanno creato oltre 1,4 milioni di posti di lavoro e ne hanno persi quasi 775 mila, con un saldo positivo di circa 690 mila unità. La tendenza all’aumento ha coinvolto il 37,3% delle imprese a fronte del 26,3% che hanno ridotto le posizioni lavorative. La crescita è diffusa soprattutto tra le imprese di dimensione media e grande”. Lo si legge nel rapporto “Il mercato del lavoro 2018. Verso una lettura integrata” diffuso oggi da ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal.
Nel triennio 2014-2016 il disallineamento tra il titolo di studio conseguito dagli assunti e quello più richiesto dalle imprese per la medesima professione ha interessato più della metà (53,5%) delle assunzioni nelle imprese italiane: la diffusione della sovraistruzione (31,6%) è maggiore di quella della sottoistruzione (21,8%), soprattutto per gli under 29; per gli over 49 prevalgono invece i sottoistruiti.
Nei settori manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi alla persona vi è un’alta concentrazione di sovraistruzione e una bassa incidenza della sottoistruzione, laddove nel settore dei servizi di mercato la diffusione della sovraistruzione è sotto la media. “La maggior diffusione del fenomeno della sovraistruzione nei settori a più alta intensità di conoscenza (31,4%) e tecnologia (42%) – prosegue il rapporto – si può leggere come il sovrapporsi di due fenomeni: la capacità strategica delle imprese in tali settori di investire e attrarre professionalità qualificate e l’eccesso di offerta di capitale umano”. Per quanto riguarda il tasso di attività della popolazione tra 15 e 74 anni in Italia nel 2017 è risultato pari al 57,1%, con un gap di 7,5 punti rispetto alla media Ue. Con un tasso di disoccupazione all’11,7% nel 2017, l’Italia si colloca al terz’ultimo posto nella graduatoria Ue28 (7,6% la media europea). “Se si considera il tasso di mancata partecipazione, che oltre ai disoccupati tiene conto delle forze lavoro potenziali disponibili a lavorare, il divario dalla media europea sfiora i dieci punti”, si legge nel rapporto. Nel complesso, nel 2017 la forza lavoro non utilizzata potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa sei milioni di individui (2,9 milioni disoccupati e 3,1 milioni forze di lavoro potenziali).

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