Incontro abusi in Vaticano: p. Lombardi, “disponibilità” all’ascolto delle vittime. Scicluna: “Continueremo a farlo, le loro aspettative devono essere le nostre”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“L’abuso sui minori è un crimine gravissimo, così come l’insabbiamento è altrettanto grave. Non si può tornare indietro”. Così mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, ha tracciato il suo personale bilancio dell’incontro in Vaticano su “La protezione dei minori nella Chiesa”, che si è appena concluso. “Aver potuto ascoltare la voce delle vittime è stato uno dei risultati più importanti”, ha proseguito Scicluna durante il briefing conclusivo: “Continueremo a farlo, dobbiamo continuare a farlo”. Anche per padre Hans Zollner, presidente del Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana, membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e referente del Comitato organizzativo, “l’incontro dei partecipanti con le vittime è stata la cosa più importante” del summit convocato da Papa Francesco: “La Chiesa è una grande nave, per cambiare direzione ci vogliono molte energie. L’importante è non concentrarsi sui singoli casi, ma sul sistema degli insabbiamenti”. “La Chiesa è in prima linea nella difesa dei diritti dei bambini”, ha detto il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale indiana: “Deve essere un modello per come agisce”. Ad una domanda dei giornalisti relativa alle proteste di alcune associazioni di vittime degli abusi, rimaste deluse dalla “poca concretezza” delle proposte, padre Federico Lombardi, moderatore del summit che si è appena concluso in Vaticano, ha risposto: “La disponibilità all’incontro rimane, ma dobbiamo essere molto realisti: ci deve essere anche il desiderio di collaborare in una dinamica di approfondimento”. “Le aspettative delle vittime sono legittime, capisco la frustrazione”, ha dichiarato mons. Scicluna: “Il Papa ci ha consegnato i suoi 21 punti, dobbiamo assemblarli nel ‘follow up’ dell’incontro per progettare il cammino futuro. Le aspettative delle vittime devono essere le nostre”.

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