Natale: mons. Coccia (Pesaro), “rivoluzione della tenerezza per ricucire l’uomo e il tessuto sociale lacerato”

Oggi emerge “una spinta fortemente antitetica al bene della società. La Chiesa però crede che la minaccia alla communitas non provenga solo dall’esterno. Nel nostro mondo globalizzato certamente esistono tanti fattori esterni che favoriscono vari processi di immunizzazione. Ma la minaccia proviene soprattutto dall’interno dell’uomo, dal suo cuore, lacerato da una dualità, da una contraddizione originaria che insidia costantemente la comunità”. Ne è convinto mons. Piero Coccia, arcivescovo di Pesaro, secondo il quale solo la celebrazione del Natale potrà “ricucire” in “unità la persona, senza abbandonare la speranza, le risorse positive dell’animo umano e ricostruire così un tessuto sociale lacerato”. L’uomo, spiega il presule nel messaggio natalizio, “non può salvare se stesso e la società con le proprie risorse, ma non è neppure abbandonato a se stesso. Dio si è alleato con lui, dando dignità al suo bene, perdono al suo male, assumendo la sua situazione e ha promesso di portarla a compimento, accompagnando e sostenendo sempre il suo faticoso cammino”. Parte dal presepe, afferma Coccia parafrasando frasi di Papa Francesco nella lettera apostolica “Admirabile signum”, “l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza”. Solo da qui, conclude, nasce “una visione che individua nell’animo umano un’evidente e positiva tensione a creare ‘comunità’ e cioè a sentire l’altro come dono” nei confronti del quale avere “responsabilità di relazione, di cura, di promozione, di aiuto morale e materiale”.

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