Papa Francesco: alla Curia Romana, no alla “rigidità”. “Curia romana non è un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento”. Regala due libri ai cardinali

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Per portare con successo l’opera di riforma della Chiesa, “occorre mettere in guardia dalla tentazione di assumere l’atteggiamento della rigidità”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso rivolto alla Curia Romana per gli auguri natalizi ha spiegato che “la rigidità nasce dalla paura del cambiamento e finisce per disseminare di paletti e di ostacoli il terreno del bene comune, facendolo diventare un campo minato di incomunicabilità e di odio”. “Dietro ogni rigidità giace qualche squilibrio”, la tesi di Francesco, secondo il quale “la rigidità e lo squilibro si alimentano a vicenda in un circolo vizioso”. “E oggi questa tentazione della rigidità è diventata tanto attuale”, ha aggiunto a braccio, esortando a fuggire “la tentazione di ripiegarsi sul passato, anche usando formulazioni nuove”, perché “più rassicurante, conosciuto e, sicuramente, meno conflittuale”.  “La Curia romana non è un corpo staccato dalla realtà – anche se il rischio è sempre presente –, ma va concepita e vissuta nell’oggi del cammino percorso dagli uomini e dalle donne, nella logica del cambiamento d’epoca”, il ritratto del Santo Padre: “La Curia romana non è un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento. La Curia romana è un corpo vivo, e lo è tanto più quanto più vive l’integralità del Vangelo”. Al termine del suo discorso, il Papa ha citato il cardinale Martini, che nell’ultima intervista a pochi giorni dalla sua morte “disse parole che devono farci interrogare”: “La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio.  Solo l’amore vince la stanchezza”. Prima di congedarsi dai presenti, il Papa ha regalo loro due libri, spiegando così, a braccio, il motivo della sua scelta: “Il primo è il documento che ho voluto fare per il Mese straordinario missionario, e lo ho fatto sotto forma di intervista: ‘Senza di lui non possiamo far nulla’. L’ispirazione mi è venuta pensando a una frase: quando un missionario arriva in un posto, già c’è lo Spirito Santo che lo aspetta. Il secondo è un ritiro predicato ai sacerdoti poco fa da padre Luigi Maria Epicopo: ‘Qualcuno a cui guardare’. Ve lo do di cuore perché serva a tutta la comunità”.

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