Papa Francesco: ai dipendenti vaticani, “lasciamoci stupire dal sorriso di Dio”, “portate la vostra carezza agli anziani”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il mio augurio questa volta lo riassumo in una parola: sorriso”. Lo ha detto il Papa, incontrando in Aula Paolo VI i dipendenti vaticani, con le loro famiglie, per gli auguri natalizi. “Lo spunto me lo ha dato uno degli ultimi Paesi che ho visitato, il mese scorso: la Tailandia”, ha rivelato Francesco: “È chiamato il Paese del sorriso, perché lì la gente è molto sorridente, hanno una speciale gentilezza, molto nobile, che si riassume in questo tratto del viso, che si riflette in tutto il loro portamento. Questa esperienza mi è rimasta impressa, e mi fa pensare al sorriso come espressione di amore e di affetto, tipicamente umana”. “Quando guardiamo un neonato, siamo portati a sorridergli, e se sul suo piccolo viso sboccia un sorriso, allora proviamo un’emozione semplice, ingenua”, ha raccontato il Papa: “Il bambino risponde al nostro sguardo, ma il suo sorriso è molto più potente, perché è nuovo, puro, come acqua di sorgente, e in noi adulti risveglia un’intima nostalgia d’infanzia”. “Questo è avvenuto in modo unico tra Maria e Giuseppe e Gesù. La Vergine e il suo sposo, con il loro amore, hanno fatto sbocciare il sorriso sulle labbra del loro bimbo appena nato”, il parallelo tracciato dal Santo Padre: “Ma quando ciò è accaduto, i loro cuori sono stati riempiti di una gioia nuova, venuta dal Cielo. E la piccola stalla di Betlemme si è come illuminata”. “Gesù è il sorriso di Dio”, ha affermato il Papa: “È venuto a rivelarci l’amore del Padre celeste, la sua bontà, e il primo modo in cui l’ha fatto è stato sorridere ai suoi genitori, come ogni neonato di questo mondo. Loro, la Vergine Maria e San Giuseppe, per la loro grande fede hanno saputo accogliere quel messaggio, hanno riconosciuto nel sorriso di Gesù la misericordia di Dio per loro e per tutti quelli che aspettavano la sua venuta, la venuta del Messia, il Figlio di Dio, il Re d’Israele”. “Nel presepe anche noi riviviamo questa esperienza”, ha proseguito Francesco: “Guardare il Bambino Gesù e sentire che lì Dio ci sorride, e sorride a tutti i poveri della terra, a tutti quelli che aspettano la salvezza, che sperano in un mondo più fraterno, dove non ci siano più guerre e violenze, dove ogni uomo e donna possa vivere nella sua dignità di figlio e figlia di Dio”.
“Anche qui, in Vaticano e nei vari uffici romani della Santa Sede, abbiamo sempre bisogno di lasciarci rinnovare dal sorriso di Gesù Bambino”, la proposta del Papa: “Lasciare che la sua bontà disarmata ci purifichi dalle scorie che spesso incrostano i nostri cuori, e ci impediscono di dare il meglio di noi stessi. È vero, il lavoro è lavoro, e ci sono altri luoghi e momenti in cui ognuno si esprime in maniera più piena e più ricca; però è anche vero che nell’ambiente di lavoro passiamo buona parte delle nostre giornate, e siamo convinti che la qualità del lavoro si accompagna con la qualità umana delle relazioni, dello stile di vita. Questo vale specialmente per noi, che lavoriamo al servizio della Chiesa e nel nome di Cristo”. “A volte diventa difficile sorridere, per tanti motivi”, ha riconosciuto il Santo Padre: “Allora abbiamo bisogno del sorriso di Dio: Gesù, solo Lui ci può aiutare. Solo Lui è il Salvatore, e a volte ne facciamo esperienza concreta nella nostra vita. Altre volte le cose vanno bene, ma allora c’è il pericolo di sentirsi troppo sicuri e di dimenticare gli altri che fanno fatica. Anche allora abbiamo bisogno del sorriso di Dio, che ci spogli delle false sicurezze e ci riporti al gusto della semplicità e della gratuità”.
“Lasciamoci stupire dal sorriso di Dio, che Gesù è venuto a portare”, l’augurio per Natale: “Portate questo augurio ai vostri cari a casa, specialmente ai malati e ai più anziani. Che loro sentano la carezza del vostro sorriso: carezzare col cuore, carezzare con l’anima!”.

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