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Anche quando “la notte circonda la nostra vita”, “Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò?”. Lo spiega il Papa, che nella lettera apostolica Admirabile signum attualizza i “vari segni del presepe”. “Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo”, spiega: “la sua vicinanza porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza”. “Gesù è la novità in mezzo a un mondo vecchio, ed è venuto a guarire e ricostruire, a riportare la nostra vita e il mondo al loro splendore originario”, scrive Francesco: “Quanta emozione dovrebbe accompagnarci mentre collochiamo nel presepe le montagne, i ruscelli, le pecore e i pastori! In questo modo ricordiamo, come avevano preannunciato i profeti, che tutto il creato partecipa alla festa della venuta del Messia”. Gli angeli e la stella cometa, invece, “sono il segno che noi pure siamo chiamati a metterci in cammino per raggiungere la grotta e adorare il Signore”, come fanno i pastori dopo l’annuncio fatto dagli angeli. “A differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata”, commenta il Papa: “Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione”.