Migrazioni: mons. Galantino (Apsa), “‘confine’ non significa ‘barriera’, è spazio di accoglienza”

“Assistiamo a un tentativo di tradimento semantico della parola ‘confine’, che è usata come sinonimo di ‘barriera’ e invece significa ‘soglia’, ovvero dove si piazza la porta e si accolgono le persone”. Lo ha detto mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, durante la presentazione a Palazzo Firenze, a Roma, di “Sul confine. Incontri che vincono le paure” (Piemme), l’ultimo libro del vescovo. “Il confine non va superato o annullato, ma riconosciuto e abitato tutti i giorni con intelligenza – ha aggiunto -. Va accolto il messaggio pressante di Papa Francesco di una Chiesa in uscita: è un invito culturale di uscita dalla retorica, dai luoghi comuni e dal politicamente corretto. È un esercizio di libertà”. Presente anche Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, secondo cui “oggi il nostro Paese e il nostro cattolicesimo sono tentati dal provincialismo, ricaduta del mondo globale e anticamera del nazionalismo”. “Una parte di questa società è alla ricerca dell’uomo forte e delle semplificazioni, che non di rado sono bugie – ha aggiunto -. Le parole di Papa Francesco sui migranti, che qualcuno evoca per ingigantire la paura, sono in realtà nel solco della tradizione dei papi del Novecento, da Pio XII a Paolo VI e Giovanni Paolo II. Nel dibattito odierno non emerge a sufficienza quanto i migranti siano essenziali per la rigenerazione del nostro Paese”. Molti sono i “confini” rintracciati dal giornalista Marco Damilano nel volume – quelli della coscienza, quelli tra laici e cattolici, quelli tra uomo e dolore: “Tra questi scelgo quello più familiare che ci permette di fare il punto sulla presenza sociale e politica dei cattolici italiani. Non c’è impegno politico dei cattolici senza un retroterra sociale, culturale, spirituale. Questo è ciò che è mancato di più negli ultimi vent’anni: in questo presente in cui siamo schiacciati, viene meno la valutazione razionale del possibile, ovvero la terra, e la sofferenza per l’impossibile, ovvero la tensione verso il cielo”.

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