Natale: il card. Parolin in visita al carcere di Opera, dove si producono ostie per le parrocchie di tutto il mondo

Una mattinata nel carcere di massima sicurezza di Milano-Opera: accolto dalla vice direttrice dell’istituto, Mari Antonietta Tucci, dal comandante della Polizia Penitenziaria Amerigo Fusco, dal cappellano don Fran-cesco Palumbo, dai volontari e dagli agenti, il segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, questa mattina si è recato in visita nella casa di reclusione alle porte di Milano. L’occasione, la benedizione al laboratorio “Il senso del Pane”, allestito dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, che dal 2015, anno della sua costituzione in occasione del Giubileo della misericordia voluto da Papa Francesco, ha prodotto più di tre milioni di ostie, donate alle parrocchie di tutto il mondo. Il cardinale, dopo aver visitato il laboratorio e prima di recarsi nel reparto del carcere che ospita i laboratori artistici delle persone in Alta sicurezza, ha condiviso con i detenuti un momento di preghiera nella cappella dell’Istituto. “Grazie per la vostra accoglienza”, ha detto Parolin, che ha stretto la mano a tutti i detenuti presenti, “bella, semplice e fraterna: in questa visita, i nostri cuori si stanno incontrando”. Portando alle persone presenti il saluto del Papa, che “ha a cuore la situazione di quanti vivono nelle carceri”, ha ricordato: “Dovremmo essere una trasparenza di Gesù, e non uno schermo. La vicinanza della Chiesa a voi non è soltanto un atteggiamento umano, ma diventa un dovere se siamo davvero suoi discepoli. A Natale festeggiamo la nascita di Cristo: Gesù si è fatto vicino a noi, è venuto per condividere tutto di noi e per aprirci alla speranza”. Nel giorno del compleanno di Papa Francesco, da Opera, primo carcere in Italia a ideare una iniziativa simile, è nata la proposta di ritrovarsi in preghiera un giorno a settimana per il Papa. Intanto, dal carcere di Opera, i detenuti del laboratorio “Il senso del Pane” sono diventati formatori per l’apertura di altri laboratori nel mondo, dove a produrre le ostie sono persone che vivono in condizione di marginalità. Sono già avviati i laboratori in Mozambico, con ex detenuti; in Spagna, con donne vittime della tratta; a Pompei, con persone con disabilità della Comunità Giovanni XXIII; in Sri Lanka, con giovani ragazze. Nelle prossime settimane apriranno in Etiopia, con i bimbi di strada di Addis Abeba, in Ruanda e a Buenos Aires.

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