Disabilità: suor Donatello (Cei), “la sfida è accompagnare le persone disabili in ogni fase della loro vita”

“Non esiste nessun limite fisico o psichico che possa essere d’impedimento all’incontro con Gesù”. Lo ha affermato suor Veronica Amata Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, questa mattina, presso il Pontificio seminario maggiore, durante la presentazione del Vademecum della diocesi di Roma, “Nessuna anima è disabile”, la cui uscita è attesa per marzo 2020.
A margine dell’incontro, suor Donatello, ha sottolineato come negli ultimi anni la percezione delle persone disabili da parte della società siamo molto cambiata: “In questo senso – ha dichiarato – la Chiesa ha dato un importante contributo. Perché ha avviato un processo inclusivo e di sensibilizzazione con le comunità e il territorio lavorando sul pregiudizio, anche religioso e comunitario, passando dalla presenza tollerata alla partecipazione attiva delle persone disabili”.
“C’è però ancora molto da fare soprattutto per quanto riguarda la fase adulta e anziana”, ha ribadito la responsabile della Cei, ricordando come dai dati Istat emerga un quadro sconcertante: “Sono 600mila le persone che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Solo una piccola parte vive infatti all’interno di strutture, cattoliche o non”. “Sicuramente – ha commentato – dobbiamo recuperare una dignità della vita, riscoprirci comunità generatrice, per contrastare la cultura dello scarto e della solitudine”.
Il nuovo servizio della Cei, che opera in sinergia con congregazioni, associazioni, movimenti, istituzioni accademiche, ha dunque proprio questo obiettivo: “Accompagnare la persona in tutti i momenti della propria esistenza. Imparare a fare rete attraverso le nuove tecnologie in ambito pastorale”. “Il tutto in continuità con quanto fatto finora, mettendo a frutto esperienze e diffondendo buone pratiche in atto, di cui stiamo tracciando una mappatura. Ma al contempo – ha concluso suor Donatello – in discontinuità: allargando il discorso ad altri ambiti della vita, dai centri diurni al ‘dopo di noi’”.

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