Intelligenza artificiale in medicina: Waibel (Kit), “consente a dottori maggiore interazione con pazienti”. Cingolani (Leonardo), “al centro sempre l’uomo”

L’intelligenza artificiale (AI) “non è una minaccia per l’occupazione; può migliorare la vita umana, la società e le interazioni personali. In ambito sanitario può sollevare i medici dall’interagire con le macchine lasciando loro più tempo per relazionarsi con i pazienti”. Ne è convinto Alexander Waibel, Professor at Carnegie Mellon University and Karlsruhe Institute of Technology (Kit), intervenuto per primo alla tavola rotonda all’interno dell’evento #AI4Docs “Opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale in medicina” in corso presso il Policlinico universitario A. Gemelli Irccs di Roma, promosso dall’omonima Fondazione in collaborazione con la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. “In senso più generale – spiega – può essere impiegata per la traduzione simultanea nelle lezioni universitarie tenute da docenti di lingue diverse e per l’interpretariato in tempo reale. Su questo abbiamo avviato un esperimento al Parlamento europeo che ha dato ottimi risultati”. Secondo l’esperto, l’AI consente alle nuove generazioni “una maggiore capacità e libertà di relazioni e di comprensione, insomma di unione. Tuttavia occorre stare in guardia dal rischio che gli algoritmi possano essere impiegati per manipolare l’opinione pubblica: su questo occorre maggiore consapevolezza”.
Nel suo keynote speech, Roberto Cingolani, Chief Technology&Innovation Officer di Leonardo, ha definito le intelligenze artificiali e i robot “elettrodomestici di lusso” sottolineando che “al centro deve essere sempre l’essere umano”. A moderare l’evento Barbara Gasperini, giornalista e tecnologa.

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