Caduta muro di Berlino: Casellati, “da quello che fu simbolo di divisione possiamo trarre speranza e fiducia nel domani”

“Da quello che fu un simbolo della divisione tra est ed ovest, tra comunismo e liberal-democrazie, tra il mondo chiuso dei soffocanti apparati di sicurezza e le società aperte al futuro, oggi possiamo trarre speranza e fiducia nel domani”. Lo ha affermato il presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel discorso pronunciato oggi presso il Centro della Memoria a Berlino.
“Quando alle 18,57 del 9 novembre 1989 due parole all’apparenza innocue – ‘von jetzt’, ‘da adesso’ –, diedero il via al superamento delle barriere che ferivano e umiliavano Berlino, l’effetto fu dirompente”, ha ricordato la seconda carica dello Stato, sottolineando come “il desiderio di riunificazione fu travolgente”. “Più forte di qualsiasi ordine militare, superiore anche alle reticenze, alle titubanze e alle attese delle cancellerie europee”, ha proseguito Casellati, osservando che “nei Paesi europei c’era infatti il timore che la caduta del muro potesse indebolire eccessivamente Gorbačëv, altri ritenevano impossibile un processo di riunificazione della Germania in tempi brevi, altri ancora temevano la rappresaglia del regime filo-sovietico”. “Non c’era internet, non c’era la possibilità di veicolare le informazioni in tempo reale come accade oggi; eppure di casa in casa, di famiglia in famiglia, il passaparola fu più forte di qualunque cosa fosse accaduta fino a quel momento”. Il 9 novembre 1989 “quel tetro muro di cemento, quei 160 chilometri di utopia massimalista ben presto trasformatisi nel confine di un carcere a cielo aperto, aveva smesso, per sempre, di fare paura” e “cancellò tutto quell’orrore” che si era verificato a partire dal 1961.

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