Funerali Luca Sacchi: padre Proietti, “con lui in un certo senso moriamo anche noi, ma per risorgere abbiamo la strada dell’educazione e della fede”

“Un silenzio tombale in una chiesa gremita e un dolore affrontato con grande dignità, senza isterismi”. Così descrive al Sir l’atmosfera che si respirava oggi nella chiesa del Santissimo Nome di Maria, in via Centuripe, a Roma, per i funerali di Luca Sacchi padre Romolo Proietti, che ha tenuto l’omelia. Il giovane è stato ucciso lo scorso 23 ottobre in un tentativo di rapina davanti al pub John Cabot nella zona di Colli Albani. “Più della parola è forte il silenzio in queste occasioni tanto dolorose”, ha sottolineato nell’omelia padre Romolo. Di fronte a una morte così tragica “non possiamo non porci degli interrogativi, non chiederci il perché di tanto dolore e di tanta violenza”. “Interrogativi – ci spiega – che io pongo ai giovani: sono loro che devono rispondere, quelli che sono riusciti a risalire la china ma che devono ricordare anche che ci sono tanti coetanei in pianura che hanno bisogno di loro per mettersi in cordata”.
Per padre Proietti, “la morte di Luca ci fa morire in un certo senso”. Ma “è possibile trovare un senso e risorgere in questo mondo?”. Il religioso ha offerto due idee: “La prima via è quella dell’educazione familiare e scolastica, che ha bisogno anche di disciplina e di educatori rappresentativi, e dell’educazione alla legalità, perché senza regole non si è liberi”. La seconda via, “per noi credenti, è la nostra fede che non è una questione filosofica, ma credere in Cristo, il quale, prima di morire, rivolgendosi al Padre dice: ‘Perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Il perdono, però, non è un fatto di volontà, è un atto d’amore. Cristo ci ha perdonato per amore. Gesù ci dice anche che è la Risurrezione e la Vita. La morte non è la parola definitiva”. Ai funerali erano presenti i genitori e il fratello di Luca. “Solo all’inizio della messa si è sentito il rombo delle motociclette di amici del ragazzo, che hanno voluto far sentire così la loro presenza, ma poi è tornato un silenzio tombale che colpiva”, conclude il religioso. Hanno concelebrato con lui il parroco della chiesa, il cappellano dell’ospedale San Giovanni e un altro sacerdote.

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