Ex Ilva: ArcelorMittal lascia. Palombella (Uilm), “è diventata un terreno di scontro tra fazioni politiche”

“L’idea di cancellare completamente la norma inserita nel 2015 per dare la possibilità ai commissari di poter ammodernare lo stabilimento e fare le migliorie ambientali significa creare di fatto per chi gestisce lo stabilimento, e non sono i vertici di ArcelorMittal ma i lavoratori, il rischio di essere processati. Il problema si riproporrà con le stesse criticità del 2015 che spinsero il Governo a fare una legge apposita per poter dare la possibilità ai commissari di gestire lo stabilimento e allo stesso tempo realizzare gli interventi di ambientalizzazione in grado di permettere allo stabilimento di andare avanti”. È il commento al Sir di Rocco Palombella, segretario generale della Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici), in merito alla notizia che AncelorMittal, il gruppo anglo-indiano che ha affittato per poi acquisire le acciaierie di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano ex Ilva, ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva spa e di alcune controllate. Una notizia che, per Palombella, apre a scenari drammatici: “Da domani mattina chiunque gestirà lo stabilimento sarà sottoposto a rischi di natura penale. A questo poi si aggiungono anche le condizioni impiantistiche. Ad esempio, come denuncia ArcelorMittal, l’altoforno numero due è tenuto in marcia con un vincolo di 90 giorni che dirà se l’impianto possa rimanere in marcia o meno”. Secondo il segretario Uilm, “questo è sintomatico di una gestione drammatica che rischia di bloccare da un lato il risanamento ambientale e dall’altro rischia di mettere in ginocchio, senza tutela alcuna, circa 20mila lavoratori e tutto il sistema di appalti che ruota attorno a questi stabilimenti. A questo punto la produzione di acciaio in Italia si bloccherebbe e diventeremmo un Paese dipendente dall’estero come in altri settori”. Secondo Palombella non poche sono le responsabilità del governo. “L’Ilva è diventata, all’interno di una disputa di maggioranza di governo, un terreno scontro tra fazioni – ha affermato -. Quando la politica gestisce le imprese con questo spirito è chiaro che chi ne paga le conseguenza sono i lavoratori e le comunità a essi collegate, oltre che all’economia nazionale. Un Governo che interviene per decreto per dare continuità e poi non approva lo stesso decreto che dava un’immunità legata a un singolo intervento. Taranto non aveva un lasciapassare rispetto alle altre aziende. Era un lasciapassare subordinato alla realizzazione di ammodernamenti previsti per legge”.

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