Giornalismo: Damilano, “il sesto potere, quello della rete, si percepisce senza limiti”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Il sesto potere, quello della rete, si percepisce senza limiti”. A denunciarlo è stato Marco Damilano, direttore de L’Espresso, intervenuto alla tavola rotonda sul tema “Liberi perché responsabili”, organizzato da L’Osservatore Romano, Vatican News e Radio Vaticana. “L’informazione oggi è onnipresente, ma nello stesso tempo assistiamo ad una impotenza del giornalismo, inteso non solo come nuda notizia, come organizzazione, gerarchia del discorso, contesto”, la tesi del direttore: “Raccontare una storia piuttosto che semplificarla in una foto, in una immagine, in un tweet, significa avere una sovranità limitata, proprio perché è inserita in un contesto”. Quello della rete, invece, “è un potere che si percepisce illimitato e che rende impotente il giornalismo che, al di là della piattaforma che viene usata, dovrebbe avere le sue regole, le sue leggi e quindi i suoi limiti. Il rapporto con la fonte è un limite, così come il rapporto con l’editore, con la redazione, con il pubblico”. “Recuperare il senso del limite non come costrizione o come gabbia, ma come possibilità”: è questa, per Damilano, “la questione cultura su cui interrogarsi, recuperando parole che non appartengono al nostro mestiere, come umiltà dell’informazione o mitezza, che non è arrendevolezza ma maggiore determinazione”. “Essere umili e miti di fronte a fatti e persone, ma anche determinati nel raccontare vicende di interesse pubblico che hanno ricadute sulla nostra comunità – ha concluso il direttore – restituirà credibilità, autorevolezza e fiducia, tutte cose che il giornalismo ha perduto perché è rimasto nel registro dell’onnipotenza”.

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