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L’occupazione del Politecnico di Hong Kong non è ancora finita: dentro all’università sono rimaste alcune decine di persone che si rifiutano di uscire. Sul posto sono intervenuti anche il vescovo ausiliare della diocesi di Hong Kong, mons. Joseph Ha Chi-shing, e il Rev. Yuen Tin-yau del Consiglio cristiano di Hong Kong, per cercare di convincerli ad uscire pacificamente. “Sono stanchi. Sono ansiosi e perplessi. Non hanno ancora deciso i loro prossimi passi”, ha riferito il vescovo: “Abbiamo cercato di ascoltarli e far loro conoscere i nostri pensieri … Spero che possano capire che c’è ancora una via d’uscita”. In questi giorni, il Politecnico e la Chinese University of Hong Kong (CUHK) sono state entrambe trasformate in zone di guerra. La rabbia dei manifestanti era stata alimentata dalla morte di Alex Chow Tsz-lok, uno studente dell’Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong, morto l’8 novembre dopo una fatale caduta in un’area di protesta a Tseung Kwan. Nei giorni scorsi, i sei leader religiosi di Hong Kong, hanno rilanciato un appello per chiedere a tutte le parti di sospendere ogni tipo di forza; di autorizzare ai manifestanti che rimangono nell’università, inclusi i feriti, di lasciare immediatamente il campus. I sei leader religiosi hanno dato disponibilità all’invio sul posto di loro rappresentanti per mediare e risolvere la crisi, se necessario. Tra I firmatari compare anche il nome del cardinale John Tong Hon, amministratore apostolico della diocesi cattolica di Hong Kong. Domani Hong Kong si appresta a votare per il rinnovo del consiglio distrettuale e per la prima volta nella storia dell’ex colonia britannica, la polizia in tenuta antisommossa presidierà i seggi. Dopo settimane di proteste anti-governative, la tensione infatti resta alta.