Papa in Thailandia: incontro leader religiosi, “porre fine al flagello della tratta”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Porre fine” al “flagello” della tratta e alle “tante schiavitù che persistono ai nostri giorni”. Anche durante la seconda giornata del viaggio in Thailandia, come era già accaduto ieri fin dal suo primo discorso, il Papa è tornato a denunciare con forza una delle piaghe del “popolo del sorriso”, come lo ha definito. Incontrando i leader cristiani e di altre religioni, nella Chulalongkorn University di Bangkok, Francesco ha ricordato che “centoventidue anni fa, nel 1897, il re Chulalongkorn, da cui prende il nome questa prima Università, visitò Roma ed ebbe un’udienza con il Papa Leone XIII: era la prima volta che un capo di Stato non cristiano veniva ricevuto in Vaticano”. “Il ricordo di quell’importante incontro, come pure del suo periodo di regno, caratterizzato tra i tanti meriti dall’abolizione della schiavitù, ci interpella e ci incoraggia ad assumere un protagonismo deciso sulla via del dialogo e della mutua comprensione”, l’invito del Papa: “E questo si dovrebbe fare in uno spirito di coinvolgimento fraterno, che aiuti a porre fine a tante schiavitù che persistono ai nostri giorni, penso specialmente al flagello del traffico e della tratta di persone”. “La necessità di riconoscimento e di stima reciproca, così come la cooperazione tra le religioni, è ancora più urgente per l’umanità contemporanea”, la tesi di Francesco: “il mondo di oggi si trova di fronte a problematiche complesse, come la globalizzazione economico-finanziaria e le sue gravi conseguenze nello sviluppo delle società locali; i rapidi progressi – che apparentemente promuovono un mondo migliore – convivono con la tragica persistenza di conflitti civili: conflitti sui migranti, sui rifugiati, per le carestie e conflitti bellici; e convivono con il degrado e la distruzione della nostra casa comune”. “Tutte queste situazioni ci mettono in guardia e ci ricordano che nessuna regione né settore della nostra famiglia umana può pensarsi o realizzarsi estranea o immune rispetto alle altre”, l’appello al dialogo interreligioso: “Sono tutte situazioni che, a loro volta, esigono che ci avventuriamo ad intessere nuovi modi di costruire la storia presente senza dover denigrare o mancare di rispetto agli altri”.

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