Tensioni in America Latina: mons. Cabrejos (presidente Celam), “no alla violenza”. Necessarie “politiche concrete per il bene comune”

In una nota diffusa ieri il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), mons. Miguel Cabrejos, esprime vicinanza specialmente alla Chiesa e al popolo del Cile, ma anche di tutti gli altri Paesi, “che soffrono per le violenza”, per la diseguaglianza e la corruzione, e in particolare Bolivia, Venezuela, Haiti, Honduras, Nicaragua, Portorico, Ecuador e Perù. Scrive il presidente del Celam: “Voglio esprimere la mia più profonda solidarietà e vicinanza alla Chiesa cilena e alle persone che soffrono per l’aggressività e la violenza e che colpiscono soprattutto le persone più umili e vulnerabili in questo amato Paese”. Mons. Cabrejos cita, a questo proposito, un’espressione usata dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Cile nella sua dichiarazione del 10 novembre: “Le persone non sono solo stanche dell’ingiustizia, ma anche della violenza”.
Allargando lo sguardo al resto del continente, la nota riflette sulle cause della violenza che si sta abbattendo su numerosi Paesi: “Le cause di ciò si trovano nella corruzione, nelle democrazie imperfette e in situazioni di povertà, disuguaglianza, disoccupazione o sottoccupazione, scarsa qualità e copertura dei servizi sanitari, educativi e di trasporto, tutte situazioni che hanno causato l’accumularsi di un grande malcontento. In tutta la nostra regione c’è una sorta di esplosione sociale senza precedenti”.
Mons. Cabrejos riflette che la Chiesa latinoamericana “è un unico corpo. Quando una parte di quel corpo soffre, tutta la Chiesa soffre, condivide il suo dolore, ma anche la sua speranza”. E prosegue: “Dobbiamo insistere sulla necessità di cercare la pace attraverso il dialogo, con la partecipazione di tutti gli attori e le istituzioni, per trovare soluzioni reali orientate al bene comune”. Infine, il presidente del Celam esprime “il più forte rifiuto della violenza, da qualunque parte provenga”, e chiede ai governanti e alle autorità di “attuare politiche concrete e reali che garantiscano la promozione della persona umana e del bene comune, basate sui diritti fondamenti di libertà, rispetto, equità, giustizia e cura della nostra casa comune, in modo che i nostri popoli possano davvero avere uno sviluppo umano integrale”.

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