Bolivia: speranze e preoccupazioni dopo la rinuncia di Morales. Perplessità sul leader di destra Luis Fernando Camacho

La situazione della Bolivia e del suo vuoto di potere suscitano molti commenti e prese di posizione nel continente latinoamericano. La rinuncia di Morales è stata vissuta con speranza in Venezuela e in Nicaragua, con preoccupazione negli altri Paesi guidati dalla sinistra (Cuba, Messico e, ora, anche Argentina), dove si sostiene l’idea che Morales sia stato rovesciato da un vero e proprio “colpo di Stato”. Posizione simile anche da parte di numerosi teologi della liberazione.
Molte polemiche si incentrano sul profilo di alcuni dei leader civici che hanno capeggiato la protesta e in particolare Luis Fernando Camacho, leader del discusso movimento Unión Juvenil Cruceñista. Camacho ha capeggiato la rivolta a Santa Cruz de la Sierra, città più popolosa della Bolivia e tradizionale bastione della popolazione “bianca” e più lontana da Morales. Evangelico, propugna posizione di destra ed è stato da qualcuno definito il “Bolsonaro boliviano”.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini del suo ingresso nel palazzo del Governo, domenica scorsa, assieme all’altro leader civico Marco Antonio Pumari, mentre in una mano aveva il testo della rinuncia di Morales e nell’altra la Bibbia. Dall’Argentina Marcelo Figueroa, evangelico e direttore dell’edizione locale dell’Osservatore Romano, scrive su Facebook di “ripudiare” coloro che, “definendosi evangelici, appoggiano e promuovono il golpe. Come cristiano ed evangelico, non mi sento rappresentato da Camacho. Il Vangelo invita a stare a fianco degli umili”.

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