Ognissanti: mons. Tisi (Trento), “l’uomo è molto più della sua vita biologica, della sua professione, della sua reputazione digitale”

“Il ricordo dei nostri cari, la struggente nostalgia nei loro confronti, dicono che l’uomo è molto più della sua vita biologica, della sua professione, della sua reputazione digitale”. Così l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia della messa nella solennità di Ognissanti, che ha celebrato oggi pomeriggio al cimitero di Trento, in memoria di tutti i defunti. Il presule ha osservato come il termine “salvezza”, “cuore della fede cristiana”, è “parola ormai dismessa”. Sostituita da un vocabolario riferito “alla cura ossessiva del corpo e alle sue performance”. “La vita –  ha sottolineato – è pensata come fabbrica della salute”. Secondo l’arcivescovo, dopo aver storicamente “coltivato l’indipendenza” rimane la percezione diffusa di una “terribile solitudine”. “Nel volto dei nostri cari ritroviamo noi stessi – ha ribadito -. Sinonimo di salvezza è l’essere felici. Nel presente e oltre il limite del tempo. Gesù Cristo è la grande chance che ci viene data per puntare al cuore della felicità”. Richiamando la pagina evangelica delle beatitudini, al centro della liturgia di oggi, l’arcivescovo ha evidenziato come racconti che “l’essere misericordiosi, operatori di pace, perseguitati per la giustizia” sia una “formidabile opportunità di uscire dal guscio del nostro ‘io’, per approdare all’abbraccio con l’altro, unica fonte di gioia e di pace”. “La dittatura del presente – ha concluso mons. Tisi – ci impedisce di comprendere che la vita beata, quando ‘Dio sarà tutto in tutti’, è cammino. Chi ama, ogni mattino percorre strade di novità”.

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