Sinodo per l’Amazzonia: mons. Lafont, “spero di poter essere ascoltato dai miei fratelli vescovi francesi”

“Spero di essere ascoltato dai miei fratelli vescovi francesi, che sono molto lontani da noi”. Così mons. Emmanuel Lafont, vescovo di Cayenne nella Guyana francese, ha risposto a una domanda dei giornalisti rispetto all’accoglienza del Sinodo per l’Amazzonia nella sua nazione di riferimento. “Ci sono anche altri luoghi in cui si pensa che questo Sinodo sia un pericolo”, ha fatto notare il vescovo durante il briefing di oggi in sala stampa vaticana, il primo dei lavori sinodali. “Dobbiamo essere coscienti che quando il Sinodo si interroga, lo fa per tutti”, l’invito del presule, che si è soffermato in particolare sulla situazione del Suriname, 300mila abitanti in tutto, nei cui villaggi vivono “persone che si sentono abbandonate dallo Stato e non si sentono più libere nella loro terra”: “I giovani si distaccano dai genitori e la diffusione delle culture tradizionali amerindie non si fa più. I figli imparano cose che i genitori non sanno, e così si crea una grande distanza tra le generazioni. I genitori non si sentono riconosciuti da nessuno e ciò porta a molti suicidi”. “Per arrivare nel villaggio più lontano ci ho messo tre giorni”, ha raccontato Lafont: “Ho scelto di visitare il Suriname il più spesso possibile. Sono i più abbandonati”. “La Chiesa è troppo assente dall’Amerindia”, la denuncia del presule, che ha fatto notare come ci siano “grandi aspettative verso questo Sinodo. Bisogna riconoscere le nostre colpe di fronte a questi popoli, che si battono affinché i loro diritti vengano riconosciuti. La Francia, ad esempio, non riconosce i diritti delle popolazioni autoctone”.

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