Sinodo per l’Amazzonia: card. Hummes, ascoltare il “grido silenzioso” degli indigeni nelle città

“L’enorme realtà urbana dell’Amazzonia, in parte conseguenza delle migrazioni interne, e la presenza della Chiesa nelle città è un altro tema centrale di questo sinodo, perché anche la Chiesa, nella città, deve sviluppare e consolidare il suo volto amazzonico”. A segnalarlo ai 184 padri sinodali è stato il card. Claudio Hummes, presidente della Repam e relatore generale al Sinodo, durante la prima Congregazione generale. “Essa non può essere la riproduzione della Chiesa urbana di altre regioni”, il monito del cardinale: “La sua missione in Amazzonia include la cura e la difesa della foresta amazzonica e dei suoi popoli: indigeni, caboclos, ribeirinhos, quilombolas, poveri di ogni specie, piccoli agricoltori, pescatori, seringueiros, spaccatrici di cocco e altri, secondo la regione”. “Oggi le migrazioni sono un fenomeno mondiale, segnano i tempi attuali della Panamazzonia, tra le migrazioni, in passato quella degli haitiani, oggi quella dei venezuelani, ma soprattutto degli stessi indigeni e altre porzioni di poveri dell’interno della regione”, l’analisi di Hummes: “La Chiesa ha fatto un grande sforzo di accoglienza. Ma bisogna porre l’accento sulla migrazione degli indigeni nelle città. Migliaia e migliaia. Hanno bisogno di un’attenzione efficace e misericordiosa per non soccombere culturalmente e umanamente in città, davanti alla miseria, all’abbandono, al disprezzo e al rifiuto, con un disperante vuoto interiore”. “Un sopravvissuto, obbligato all’invisibilità”, l’identikit dell’indigeno metropolitano: “Il grido spesso silenzioso, ma non meno forte e pungente, degli indigeni urbani deve essere ascoltato”, l’appello.

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