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“Educare alla pace richiede di dare sollievo e risposta a coloro – molti, purtroppo – che i conflitti e le guerre condannano a morte o costringono ad abbandonare gli affetti, le abitazioni, i Paesi d’origine. Non possiamo restare indifferenti, limitandoci a invocare la pace”. Lo ha detto Papa Francesco, oggi pomeriggio, nel suo discorso alla Pontificia Università Lateranense dove, nell’atrio dell’ateneo, ha inaugurato la mostra “Calligrafia per il Dialogo: promuovere la cultura di pace attraverso la cultura e l’arte” dell’artista Othman Alkhuzaiem, intitolata alla memoria del card. Jean-Louis Tauran, già presidente del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso. “Tutti, educatori e studenti, siamo chiamati a costruire e proteggere quotidianamente la pace, rivolgendo la nostra preghiera a Dio perché ce ne faccia dono”, è l’invito del Pontefice. Che ha segnalato la necessità di “un patto educativo ampio e in grado di trasmettere non solo la conoscenza di contenuti tecnici, ma anche e soprattutto una sapienza umana e spirituale, fatta di giustizia, rettitudine, comportamenti virtuosi e in grado di realizzarsi in concreto”. Da Francesco un monito: “Molte volte anche noi, donne e uomini di fede, ci limitiamo a dare indicazioni piuttosto che trasmettere l’esperienza di valori e virtù. E così, di fronte ai conflitti e alla necessità di costruire la pace, non ci accorgiamo che il nostro messaggio rischia di essere astratto e di rimanere inascoltato”. Quindi, il Papa mette in guardia da “un habitat che si definisce ‘religioso’, ma in realtà è ideologico”, che “genera in alcune persone sentimenti di violenza e persino desiderio di vendetta”. “Di fronte alla mancanza di pace occorre soprattutto mettersi in discussione e recuperare la capacità di stare tra le persone, dialogare con esse e comprenderne le esigenze, magari con la nostra debolezza, che poi è il modo più autentico per essere accolti quando parliamo di pace”.