Brasile: fuoriuscita di petrolio nelle spiagge del Pernambuco. I vescovi, “serve autentica conversione ecologica”

La fuoriuscita di petrolio sulla costa del Pernambuco, nell’est del Brasile, in un’area di circa 2mila chilometri quadrati, compromette non solo il paesaggio, ma anche il sostentamento della comunità di pescatori, oltre che le attività turistiche. Il petrolio ha raggiunto la costa nord-orientale da oltre un mese e finora sono state raccolte oltre 900 tonnellate di rifiuti di petrolio greggio sulle spiagge. L’arcidiocesi di Olinda e Recife, in tale frangente, chiede al Governo federale maggiore aiuto alle comunità di pescatori e mobiliterà i fedeli per aiutare e sostenere i volontari e l’esercito nel loro lavoro. Sebbene in alcuni casi l’acqua del mare appaia pulita, gli esperti affermano che esiste una contaminazione da benzene, dannosa per la salute se presentata in grandi quantità.
Di fronte a questa situazione, l’arcivescovo di Olinda e Recife, mons. Fernando Saburido, si è recato in visita in alcune aree colpite e in particolare sulla spiaggia di Suape. Qui ha offerto il suo sostegno alle famiglie dei pescatori: “La nostra intenzione come Chiesa è quella di essere vicini a coloro che soffrono, di conoscere i loro bisogni e di lottare per i loro diritti”, ha detto l’arcivescovo, che ha poi aggiunto: “Ci dispiace per la scarsa attenzione del governo, troppo lento nel processo di aiuto”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. “I processi estrattivi che inquinano e uccidono devono essere tenuti sotto osservazione dai pubblici poteri” e vanno trovati e indicati i responsabili, dal momento che “non esiste futuro per l’umanità senza l’indispensabile rispetto per la casa comune”.
La presidenza della Cnbb, che si trova in questi giorni a Roma per incontrare il Papa e alcuni Dicasteri vaticani, afferma che il recente Sinodo per l’Amazzonia ha rafforzato la necessità di “un’autentica conversione ecologica”. I vescovi ringraziano le migliaia di volontari per “il magnifico lavoro”. Si tratta di “uomini e donne che corrono rischi a contatto con l’olio tossico, per salvare l’ambiente”. Ancora la Cnbb chiede alle autorità competenti “azioni efficaci per recuperare l’equilibrio naturale”, oltre alle indagini “per trovare la causa di questa tragedia ecologica”.

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