Scuola: mons. Morfino (Alghero), “cambiare passo perché lo studio sia vita”

Molti sono gli studenti che faticano non poco sui banchi di scuola e finiscono per essere solo stanchi e insoddisfatti. A loro, così come ai loro docenti, si rivolge in particolare mons. Mauro Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, nel suo messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico, pubblicato sulla prima pagina dell’ultimo numero del periodico diocesano “Dialogo”. “Occorre cambiare passo, allora lo studio diventa vita”. Traendo spunto dall’esperienza maturata nelle aule scolastiche, mons. Morfino traccia il profilo di tre tipi di studenti. “C’è chi non studia, tipologia ‘incorreggibile’ fino a quando non decide di studiare, chi studia male e resta passivo di fronte allo studio e chi studia per in-formarsi e non per formarsi. Studenti ‘presenti’ eppure ‘assenti’, dove il coinvolgimento del cuore e della vita è vicino allo zero. È lo studente amante della massa e del sentire comune, incapace di esporsi perché, in fondo, decide lui/lei quel che è importante, quel che gli/le interessa, quel che merita la sua fatica di studio e la sua attenzione. Lo studio diventa funzionale, staccato dalla vita e quindi faticosissimo e insipido”. Di fronte a tutto questo occorre fare “qualcosa per cambiare passo, stile e così gioire dello studio”. Mons. Morfino invita a “favorire un apprendimento significativo, che abbia senso per me, oltre che senso oggettivo, stabile e fruibile”. “È necessario – spiega – che chi studia sappia perché deve affrontare lo studio delle varie discipline; quale ruolo hanno nella sua formazione, quale intreccio esse formino tra loro, quali collegamenti esse hanno con la propria crescita personale, con lo sviluppo di conoscenze, competenze e disposizioni interne più profonde e riferite alla propria identità e azione presente e futura”. “Si studia davvero – prosegue il vescovo di Alghero – quando vi è la promozione della comprensione di quanto è proposto. Infine bisogna ri-assumere, cioè assumere nuovamente ciò che si è studiato con lo strumento probabilmente più coinvolgente: lo scritto. Per ultimo, almeno talvolta, comunicare i frutti della riflessione e dello studio fatto all’interno del proprio habitat di vita. Quando si sa spiegare a nonna, che ha solo la quinta elementare, ciò che ho studiato e credo di sapere, allora realmente, se nonna capisce, anche io so e ho appreso”. “Vi auguro uno studio così – conclude – ricco di gusto e capace di consegnarvi alla vita”.

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