Terremoto L’Aquila: card. Petrocchi (arcivescovo), “non bastano ‘sensori’ occasionali ma occorrono ‘sismografi’ spirituali, psicologici e sociali”

Card. Petrocchi (foto SIR/Marco Calvarese)

“Il ‘terremoto dell’anima’ rappresenta l’‘altra faccia’ del sisma: manifesta un volto sociale non meno devastato rispetto alle case lesionate ed evidenzia fratture spirituali ancora più gravi in confronto alle ‘rovine’ materiali. Ma, a differenza del terremoto geologico, quello dell’‘anima’ non risulta immediatamente visibile e misurabile. Proprio perché avviene nella interiorità delle persone e della comunità sociale, richiede ‘occhi’ particolarmente attrezzati per captarlo e interpretarlo correttamente”. Lo ha detto oggi pomeriggio l’arcivescovo de L’Aquila, il card. Giuseppe Petrocchi, nel suo intervento al convegno nazionale “Il Terremoto dell’anima”, in corso in città. “In genere, lo scuotimento del suolo provoca sussulti sismici limitati nel tempo, mentre gli sciami problematici che si scatenano nell’anima possono prolungarsi e amplificarsi per decenni, come anche le scienze umane evidenziano”, ha aggiunto il porporato. L’attenzione del cardinale è rivolta al fatto che “il ‘terremoto dell’anima’ è un fenomeno difficile da registrare: occorrono ‘sismografi’ spirituali, psicologici, sociali ben attrezzati; non bastano ‘sensori’ occasionali ma bisogna organizzare ‘stazioni permanenti’ di rilevamento per seguire l’andamento della situazione”. “Chi adotta sistemi ‘intermittenti’ di analisi non può approntare forme di soccorso e di solidarietà adeguate”. L’arcivescovo è consapevole che “alcune ‘dissonanze comportamentali’ tendono a comparire dove il trauma del terremoto non è stato sufficientemente focalizzato e metabolizzato”. Il riferimento è all’aumento della irritatività e dell’aggressività, all’abbassamento della soglia di sopportazione, all’incremento della litigiosità sociale.  Anche la inagibilità delle chiese provoca “non solo un abbassamento della pratica religiosa, ma anche un più generale disorientamento aggregativo”. Per uscire dal “terremoto dell’anima”, secondo il cardinale, “occorrono percorsi spirituali, psicologici e comunitari adeguatamente ‘calibrati’ e attrezzati”. “È urgente, perciò, mettere in atto sistemi ed esperienze di accompagnamento che aiutino le persone a dialogare con le tensioni che covano dentro, per imparare ad integrarle positivamente nella propria esistenza”.

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