Irlanda del Nord: vescovi su legislazione aborto, “un giorno tragico per i bambini non ancora nati e per la democrazia”

“Questo è un giorno tragico per i bambini non ancora nati” ed è “un giorno triste per la nostra democrazia”. Così i vescovi dell’Irlanda del Nord, in una nota, definiscono la giornata in cui nel Paese i matrimoni gay e l’aborto sono diventati legali. La nota dei vescovi si riferisce alla legalizzazione dell’aborto. Il via libera è arrivato alla mezzanotte, tra lunedì e martedì, come conseguenza della legislazione del Parlamento britannico perchè quello di Belfast è bloccato dal gennaio del 2017 per il mancato rinnovo della coalizione di unità nazionale tra la destra unionista protestante e la sinistra repubblicana cattolica. “A mezzanotte del 21 ottobre – scrivono – tutta la protezione esplicita per il nascituro fino a 28 settimane di gravidanza è stata rimossa nell’Irlanda del Nord, portando potenzialmente a uno dei regimi di aborto più liberali e non regolamentati al mondo”. Negli ultimi tre mesi, la Chiesa cattolica, con le altre Chiese cristiane, aveva chiesto con forza ai rappresentanti politici di rimettere in vigore l’Assemblea dell’Irlanda del Nord “per affrontare non solo le pressanti questioni economiche, sociali, sanitarie, assistenziali ed educative” ma “soprattutto per discutere e fermare la legislazione sull’aborto che è stata approvata dal Parlamento di Westminster a luglio 2019”.
I vescovi invocano un maggiore sistema democratico per affrontare un problema, l’aborto, di “fondamentale importanza” e non averlo fatto “è profondamente offensivo”. “La verità – aggiungono – è che i nostri rappresentanti eletti a livello locale avevano tempo e possibilità di impedire che questa draconiana legislazione sull’aborto di Westminster venisse introdotta sopra le teste dei nostri cittadini, ma hanno scelto di non farlo”. “L’aborto – si legge nella nota – è una brutale violazione del prezioso dono della vita. Il diritto alla vita non ci è dato da alcuna legge o governo. Qualsiasi legge umana che rimuove il diritto alla vita è una legge ingiusta”.
I vescovi esprimono preoccupazione anche per la ridefinizione del matrimonio e la parità di fronte alla legge tra l’unione di due uomini, o due donne, rispetto al matrimonio tra marito e moglie che è aperto alla procreazione dei figli. “Facciamo appello a tutte le parti locali perché aumentino i loro sforzi per ripristinare l’Assemblea e l’esecutivo”, unica via possibile per “esprimere la volontà democratica dei cittadini locali e per affrontare l’urgente necessità di costruire una società basata sul rispetto del diritto alla vita” e riguardano “i più bisognosi”.

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