Europa: Vecchio (Un. Parma), “per studiare la storia Ue uscire dai confini nazionali e guardare alle ragioni dell’altro”

“Stile di vita europeo è anche quella straordinaria e fragilissima miscela tra cristianesimo, ebraismo e illuminismo laico, frutto di secoli e secoli di conflitti, ma che oggi ci determina e ci fa interpretare in modo originale, europeo appunto, i grandi temi della vita, della morte e della fede”. Lo dice Giorgio Vecchio, storico contemporaneista dell’Università di Parma, studioso del Novecento europeo e della storia del movimento cattolico, intervistato dal Sir. “L’identità europea la sperimentiamo poi ogni giorno, anche se non ci facciamo caso – aggiunge -. E mi si lasci dire che ‘l’unità nella diversità’ [motto dell’Unione europea, ndr] la vedo con immediatezza quando leggo o ascolto Dante, Shakespeare o Goethe, Bach, Beethoven o Verdi: sono tutti diversi, ma sono tutti artisti nostri, europei. Non sembra, ma hanno lo stesso linguaggio. Forse bisognerebbe dar vita a un po’ (solo un po’!) di sano nazionalismo europeo”. È possibile immaginare modalità di ricerca, insegnamento e studio della storia da una prospettiva europea, piuttosto che solamente nazionale? “Nell’ultimo decennio, insegnando all’Università di Parma proprio ‘Storia dell’Europa contemporanea’ mi sono impegnato a sviluppare non soltanto la storia dell’unificazione europea ma anche a mostrare in chiave comparata gli sviluppi successivi al 1945. Ciò significa che bisogna sforzarsi di ricostruire le vicende dei singoli Paesi – questa è la base necessaria – per poi andare alla ricerca degli elementi comuni”.
Conclude: “Dobbiamo però sottolineare la necessità di una pre-condizione: quella di uscire dai propri ristretti confini nazionali anche quando si studia e si insegna la storia. Occorre compiere lo sforzo di guardare alle ragioni dell’altro, alla storia dell’altro, ai condizionamenti subiti dall’altro”.

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