Incendio a Samos: Contenta (Msf), “nessun morto a causa del rogo, 600 sfollati ospitati da Ong e società civile”

credits: Msf

“All’ospedale pubblico di Samos sono entrate persone ferite per accoltellamento ma fortunatamente non risulta nessun morto a causa dell’incendio nel Vathy camp. Ieri sera non sono state evacuate 5.000 persone, come è stato detto, ma circa 600 hanno dovuto lasciare le proprie tende e hanno trascorso la notte nelle uffici e locali messi a disposizione dalle Ong e dalle persone del posto. La prossima notte ci sarà una distribuzione di tende e beni di prima necessità, sempre a carico della società civile”: lo dice oggi al Sir Andrea Contenta, operatore umanitario di Medici senza frontiere che segue i progetti nell’isola di Samos, dove stanotte è divampato un incendio. Il quotidiano greco Kathimerini sostiene che il rogo sia legato a scontri tra profughi iniziati nel pomeriggio. “Al momento non abbiamo informazioni chiare sulle cause dell’incendio ma sappiamo che non c’è nessun morto”, precisa, ricordando la persistente situazione di sovraffollamento e disumanità nelle isole greche (Lesbo, Samos e Chios): “A settembre erano registrate 32.000 persone, di cui 28.000 in 5 hotspot che potrebbero ospitarne 6.300. L’hotspot di Samos è stato pensato per 648 persone e invece oggi ce ne sono 6.000, che vivono all’esterno del campo in tende ed abitazioni di fortuna, senza servizi igienici e acqua, in condizioni igienico-sanitarie ad alto rischio. La metà sono donne e bambini, tra cui oltre 300 minori non accompagnati”. Medici senza frontiere sta offrendo supporto all’ospedale pubblico con attività di mediazione culturale. Distribuisce inoltre 40.00 litri d’acqua al giorno e beni di prima necessità. Da alcuni mesi si occupa di salute mentale, con psicologi all’interno e all’esterno del campo. “Non si tratta di una nuova emergenza – sottolinea l’operatore di Medici senza frontiere -. Il problema è che luoghi che dovevano essere temporanei sono diventati permanenti, a causa degli effetti negativi delle politiche europee. Quello che sta accadendo nelle isole greche è la dimostrazione che se non si mette la priorità sulla salute e ai diritti delle persone, piuttosto che sulla sicurezza e i confini, si continueranno a produrre effetti negativi. Gli incendi a Samos e Lesbo si sarebbero potuti evitare se le persone vivessero in condizioni migliori. Questo modello è fallimentare e non funziona: non si possono accumulare le persone come oggetti in un magazzino. Vuol dire essere ciechi e non ascoltare i bisogni”.

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