Madre Vannini: al Sir parlano il miracolato e la postulatrice della santa

Precipitare a testa in giù nel pozzo dell’ascensore da un’altezza di oltre dieci metri, corrispondenti ai tre piani di un fabbricato, insieme ad una parete di 1,5 metri, sfondando un solaio che non regge all’impatto e rialzarsi praticamente illeso. È quanto accaduto la mattina del 19 febbraio del 2007 ad Arno Celson Klauck, operaio brasiliano, impegnato a costruire, nella città di Sinop, in Brasile, una casa di riposo per anziani, che avrebbe portato il nome di madre Giuseppina Vannini. Giuseppina diventa santa grazie a questo miracolo: per sua intercessione si è salvato un uomo caduto nel vuoto da un’altezza di 12 metri. Ad asserire il miracolo l’inchiesta diocesana svoltasi nel dicembre 2015. Solo nel 2018 la Consulta medica ha riconosciuto l’inspiegabilità tecnica del caso di scampato pericolo e nel febbraio del 2019 i Consultori teologi hanno espresso parere favorevole circa la natura miracolosa dell’evento. I cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 7 maggio 2019, hanno confermato il nesso tra l’accaduto e l’intercessione di madre Giuseppina Vannini. Ad Arno Celson Klauck venne spontaneo nella caduta invocare madre Giuseppina dicendo “Madre mia, aiutami”. L’impatto con il suolo fu duro benché parzialmente ammortizzato dalla presenza di acqua sul fondo e detriti di ogni genere (mattoni, ferro, legno, ecc.). Si pensò subito ad una tragedia. Soccorso immediatamente dal figlio e da un collega di lavoro, Arno fu trovato cosciente e senza la presenza di alcuna lesione fisica tranne un taglio sul labbro. Il casco di protezione si era completamente schiacciato nella caduta. Estratto dal pozzo, Arno venne portato immediatamente al Pronto soccorso dell’Ospedale di Sinop, dove fu sottoposto ad accertamenti diagnostici ed indagini strumentali; il dott. Lacerda che lo visitò al suo arrivo riscontrò escoriazioni multiple ma nessuna presenza di trauma cranio-encefalico. Solo qualche antidolorifico e antiinfiammatorio per Arno che tre giorni dopo l’incidente tornò a lavorare. Ecco il suo ricordo di quel giorno

“Abbiate cura dei poveri infermi con lo stesso amore, come suole un’amorevole madre curare il suo unico figlio infermo. “È il mandato che ci ha lasciato madre Vannini e che ancora oggi viviamo nel mondo – dice al Sir suor Maria Bernadette Rossoni, postulatrice della causa suor Bernardette –, declinando questa esortazione verso le differenti situazioni che troviamo nei luoghi di missione”. Madre Vannini ha scelto la carità vissuta come via privilegiata la via della santità, in particolare nella cura e nell’assistenza degli ammalati. Un messaggio che ha bisogno più di gesti che di parole. Ecco le sue parole alla vigilia della canonizzazione.

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